L’attività di contrasto al terrorismo, svolta congiuntamente dalla Polizia di Stato di Milano e della provincia di Lecco, ha portato all’arresto di un giovane egiziano di vent’anni. L’indagine, sviluppatasi nel contesto della crescente preoccupazione per la radicalizzazione online e la diffusione di ideologie estremiste, ha rivelato un ruolo significativo del giovane all’interno di una rete di propaganda jihadista.L’arrestato, studente presso un’università milanese, gestiva un canale online su una piattaforma social, assumendo la funzione di amministratore e curando la diffusione di contenuti volti a reclutare e indottrinare potenziali sostenitori. L’importanza della sua posizione si è concretizzata nella capacità di stabilire e mantenere contatti diretti con individui affiliati allo Stato Islamico, suggerendo un coinvolgimento più ampio in dinamiche transnazionali di radicalizzazione e pianificazione di attività illecite.La perquisizione eseguita presso l’abitazione dello studente ha permesso il rinvenimento di materiale digitale di particolare gravità. In particolare, sono stati sequestrati due manuali estremamente pericolosi, che descrivono in dettaglio le procedure per l’utilizzo di telefoni cellulari come detonatori di ordigni esplosivi improvvisati e forniscono istruzioni per la fabbricazione di sostanze chimiche tossiche. La presenza di tali materiali, combinata con la sua attività di propaganda online, indica una preoccupante capacità di trasformare l’ideologia estremista in azioni concrete.Questo caso solleva interrogativi cruciali sulla complessità del fenomeno del terrorismo contemporaneo, che non si limita più a scenari geografici ben definiti, ma si propaga attraverso le reti digitali, sfruttando le piattaforme social per reclutare, indottrinare e diffondere materiale pericoloso. L’uso di strumenti comuni, come i telefoni cellulari, per scopi terroristici rappresenta una sfida in continua evoluzione per le forze dell’ordine e richiede una costante attenzione alla formazione, all’aggiornamento delle competenze e alla collaborazione internazionale.L’indagine in corso mira ora a ricostruire la rete di contatti del giovane, a identificare eventuali complici e a comprendere la natura e l’estensione del suo coinvolgimento in attività di supporto al terrorismo. Il caso sottolinea l’urgenza di strategie preventive volte a contrastare la radicalizzazione online, promuovendo l’educazione alla cittadinanza digitale e offrendo opportunità di recupero per coloro che si trovano a rischio di essere attratti da ideologie estremiste. La tutela della sicurezza nazionale e la salvaguardia dei valori democratici richiedono un impegno costante e coordinato a tutti i livelli.