Un’operazione con nove perquisizioni domiciliari, distribuite tra le province di Milano, Pavia, Monza e Brianza e Como, ha portato alla luce un’inquietante rete di individui indagati per la presunta costituzione di un’associazione a delinquere finalizzata a compiere azioni punitive mirate contro immigrati e presunti responsabili di reati.

Le accuse, formulate dalla Procura di Milano in coordinamento con la Digos e il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale Lombarda, includono anche istigazione a delinquere.
L’inchiesta, innescata dalla pubblicazione sui social media, in particolare su Instagram, di video e resoconti di risse e azioni violente, ha consentito agli investigatori di ricostruire la struttura interna del gruppo denominato “Articolo 52”.

L’analisi forense delle comunicazioni digitali, avvenuta attraverso chat di messaggistica istantanea, ha rivelato un’organizzazione complessa, caratterizzata da sopralluoghi pianificati e dettagliate strategie per colpire individui percepiti come elementi destabilizzanti per la comunità.

Il gruppo, composto prevalentemente da residenti dell’hinterland milanese con inclinazioni politiche di estrema destra, si presentava come una sorta di guardia volontaria privata, agendo al di fuori dei canali legali e con un’agenda chiaramente orientata alla repressione della presunta criminalità e all’espulsione di stranieri.

La denominazione “Articolo 52” – riferimento all’articolo del codice penale che tratta del divieto di armi – suggerisce un’esaltazione della legalità distorta, utilizzata come giustificazione per azioni illegali e violente.
Le indagini hanno inoltre evidenziato un legame, anche se non necessariamente strutturale, con movimenti politici di estrema destra, come Forza Nuova, con la partecipazione di alcuni membri a manifestazioni contro l’immigrazione e a eventi volti a denunciare il cosiddetto “degrado urbano” come conseguenza della presenza di stranieri.

Questa connessione suggerisce un’ideologia sottostante, alimentata da retorica xenofoba e teorie cospirazioniste, che ha fornito il terreno fertile per la nascita e lo sviluppo dell’associazione.

L’operazione non si limita a contrastare un singolo episodio di violenza, ma mira a smantellare una struttura organizzativa che promuove un clima di intolleranza e giustifica l’uso della violenza come strumento di “controllo” sociale.
L’utilizzo dei social media come piattaforma di propaganda e reclutamento sottolinea l’importanza di una vigilanza costante e di un intervento mirato per contrastare la radicalizzazione online e prevenire la diffusione di messaggi di odio e incitamento alla violenza.

Le indagini proseguono per accertare il coinvolgimento di ulteriori persone e ricostruire completamente la filiera ideologica e operativa del gruppo.