Andrea Bajani, con “L’Anniversario” vincitore del Premio Strega 2025, non si limita a raccontare una storia, ma solleva un’istanza critica radicale verso le strutture patriarcali che permeano la società. L’assenza del Ministro della Cultura Alessandro Giuli alla premiazione, evento che si è tenuto al Museo Etrusco di Villa Giulia, è stata affrontata dallo scrittore con una risposta lapidaria: “Non penso niente”. Un gesto che, lungi dall’essere un’omissione, sottolinea il suo ruolo di intellettuale consapevole, chiamato a fornire opinioni complesse e a contestare le narrazioni dominanti, anche a costo di scontrarsi con le dinamiche di potere.Bajani, con un approccio che sfugge alle definizioni e alle categorizzazioni, rifiuta la passiva accettazione di un ordine costituito. Il romanzo, già alla quinta ristampa grazie all’editore Feltrinelli, denuncia l’inaccettabile “legge non scritta” che assegna al genere maschile una posizione di privilegio, un’imposizione culturale che viene ribaltata dalla voce di un autore maschile, un atto di rottura che amplifica l’impatto della sua critica.Il libro, un ibrido tra autofiction e romanzo, è un’esplorazione impietosa delle dinamiche familiari, un quadro di una famiglia soffocante dominata da un padre autoritario e una madre silente, osservata attraverso lo sguardo distaccato e disincantato di un figlio in cerca di autonomia. Bajani, citando l’influenza di Antonio Tabucchi, riconosce la responsabilità della letteratura nel mettere in discussione le versioni ufficiali della realtà. L’autofiction, per lui, rappresenta più un interesse da lettore che una pratica da scrittore, mentre il romanzo è apprezzato per la sua intrinseca imprevedibilità, la sua capacità di accogliere forme espressive diverse, dalla poesia al teatro, superando le barriere di un’estetica codificata.Il suo stile, apparentemente chirurgico ed essenziale, cela una profonda passione per la poesia, che Bajani pratica da oltre vent’anni, rivelando un legame imprescindibile con la parola in sua forma più pura e originaria. La poesia, per lui, è la “regina assoluta della scrittura”, la prima forza di contestazione, capace di svelare l’artificiosità del linguaggio comune e di eludere i meccanismi di suggerimento e controllo imposti dalla tecnologia. È, in definitiva, un atto di anarchia linguistica.”L’Anniversario” si distingue per una capacità unica di comunicare, paragonabile a quella della poesia, attraverso una purezza misteriosa, un’armonia tra istinto e suono. Bajani non esclude la possibilità di un futuro libro di versi, lasciando presagire un ritorno alla forma poetica che lo anima profondamente.Un elemento emblematico del romanzo è l’introduzione del telefono fisso in una famiglia devastante, un dettaglio apparentemente marginale che si rivela una potente metafora di sistemi totalitari, un meccanismo di controllo e infiltrazione dell’esterno. Il telefono diventa quindi lo specchio di una minaccia perenne, presente tanto nei regimi politici quanto nelle piccole tirannie domestiche.Il tour Strega, iniziato a Cervo, in provincia di Imperia, ha offerto a Bajani l’opportunità di percepire la natura popolare del premio, un’occasione per portare la complessità del suo pensiero a un pubblico ampio, in contrapposizione alla semplificazione e alla polarizzazione del dibattito pubblico. L’esperienza americana, al contrario degli stereotipi, rivela una cultura viva e vibrante, anche se radicata in contesti locali. Bajani sottolinea infine una contraddizione italiana: la percezione di una cultura marginalizzata, che in realtà riveste un ruolo di primo piano nell’attenzione mediatica e nel dibattito pubblico.
Bajani e L’Anniversario: una critica al patriarcato vince lo Strega
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