Un’ombra di inquietudine si addensa sul carcere di Bollate, Milano, a seguito della sparizione di Brenda Paolicelli, detenuta ammesa ai servizi esterni. L’evento, che ricorda con angoscia il tragico caso di Emanuele Di Maria, solleva interrogativi urgenti sulla sicurezza delle procedure di semilibertà e sulla vulnerabilità dei soggetti coinvolti. Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, ha espresso profonda preoccupazione, sottolineando la necessità di evitare un’altra vicenda dolorosa come quella che ha visto il suicidio di Di Maria, preceduto da un atto di violenza irreparabile. La scomparsa di Paolicelli, avvenuta in data imprecisata, viene percepita come un campanello d’allarme che richiede un’indagine approfondita e misure correttive immediate.Le indagini preliminari dipingono un quadro complesso. Il compagno di Paolicelli, cittadino albanese di 53 anni anch’egli in prova ai servizi sociali e scomparso contestualmente, rappresenta una figura chiave nell’inchiesta. Le sue presunte tendenze violente e la storia di percosse subite dalla donna durante i precedenti permessi, emergono come elementi particolarmente rilevanti. L’ipotesi di una fuga forzata, dunque, assume un peso significativo, soprattutto considerando che la detenuta versava a pochi mesi dalla conclusione della pena e difficilmente avrebbe avuto un motivo valido per sottrarsi volontariamente alla detenzione.La parallela scomparsa del compagno, con il suo background e la sua presunta pericolosità, alimenta il sospetto di una fuga pianificata o, quantomeno, di una dinamica di coercizione. Il silenzio che avvolge la vicenda, la mancanza di comunicazioni immediate e chiarezza, contribuisce ad acuire i timori, ostacolando le operazioni di ricerca e di ricostruzione della sequenza degli eventi.L’evasione di Paolicelli si inserisce in un contesto già segnato dal fallimento del regime di semilibertà di Emanuele Di Maria, la cui tragica fine ha esposto a critiche severe il sistema di valutazione dei rischi e la supervisione dei detenuti ammessi ai servizi esterni. Il Sappe, sindacato di polizia penitenziaria, sottolinea il profilo criminale di Brenda Paolicelli, descrivendola come una figura di “spessore” con precedenti per rapina a mano armata, furto aggravato e violazione della legislazione sulle armi. La data prevista per il suo rilascando definitivo, gennaio 2028, sembra escludere una fuga motivata da un desiderio di libertà anticipata, rafforzando l’ipotesi di una pressione esterna o di una situazione di pericolo che l’abbia costretta alla scomparsa. L’intera vicenda pone, pertanto, interrogativi cruciali sull’efficacia dei protocolli di sicurezza, sulla capacità di monitorare i detenuti in regime di semilibertà e sulla necessità di un approccio più rigoroso nella valutazione dei profili criminali e delle dinamiche relazionali che possono condizionare la loro riabilitazione e reinserimento sociale.
Bollate, sparizione in carcere: inquietudine e ombre del passato.
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