La catastrofe che si è abbattuta sull’Ospedale di Medici Senza Frontiere a Old Fangak, nel cuore della crisi umanitaria in Sud Sudan, ha riportato alla luce la terribile verità del conflitto silenzioso che sta devastando il paese. Alle prime ore di oggi, l’ospedale è stato bombardato con un’intensità tale da rendere impossibile ogni tentativo di contenimento della tragedia in atto.La distruzione dell’ospedale ha cancellato in un solo colpo le chance di sopravvivenza per centinaia di persone in condizioni critiche. La farmacia, punto di riferimento principale per l’erogazione di assistenza medica, è stata completamente distrutta, lasciando alle vittime senza cure e senza speranza. La perdita delle forniture mediche, nonostante il notevole sforzo della ONG nel mantenere attivo un servizio di soccorso anche in condizioni estreme, rischia di essere la goccia che fa traboccare il vaso.Secondo le testimonianze pervenute fino a ora, il numero dei morti e dei feriti non potrebbe essere più alto. È però necessario tenere conto del fatto che spesso i numeri ufficiali tendono ad essere sottostimati in situazioni di guerra o catastrofi naturali. Il danno non si limita quindi soltanto al piano fisico, ma coinvolge anche le menti e il tessuto sociale delle comunità colpite.Il bombardamento è avvenuto mentre il capo dell’esercito del paese, Paul Majok Nang, ha minacciato di attacchi nelle contee di Fangak e Leer. È chiaro quindi che queste azioni siano dirette da una precisa strategia militare volta a mettere in ginocchio l’intera regione.Medici Senza Frontiere sta lavorando a stretto contatto con le autorità locali, ma nonostante gli enormi sforzi compiuti fino ad ora, il danno è già stato fatto e il percorso di recupero sarà certamente lungo. La guerra è un flagello che sembra non voler finire mai.