Le ultime testimonianze di Carmelo Canale, ex ufficiale dei Carabinieri e stretto collaboratore di Paolo Borsellino, riaprono un capitolo cruciale e doloroso della storia giudiziaria italiana, quello che precede l’attentato di via D’Amelio. L’inquietante rivelazione, giunta a distanza di decenni, concerne l’intenzione di Borsellino di procedere all’arresto del procuratore capo di Palermo, Vito Giammanco, un’accusa di gravità inaudita che solleva interrogativi profondi e inediti sul sistema giudiziario dell’epoca.Canale, nel suo racconto, non si limita a un’affermazione isolata, ma evoca un contesto più ampio, quello legato alla misteriosa scomparsa dell’agenda rossa, un documento che, a quanto pare, avrebbe svelato dettagli compromettenti e connessioni inattese. La perdita di quell’agenda rappresenta una ferita ancora aperta, un vuoto informativo che ha alimentato speculazioni e sospetti per anni. La sua ricostruzione suggerisce che il contenuto di quella agenda, se mai recuperato, avrebbe fornito elementi decisivi per comprendere le dinamiche interne al palazzo di giustizia e, forse, anche per identificare complici e mandanti dell’attentato.L’ex ufficiale dei Carabinieri ha dedicato anni alla raccolta di appunti e annotazioni appartenuti a Borsellino, rinvenuti in altre agende e documenti sparsi. Questa meticolosa opera di ricostruzione, frutto di un impegno costante e di una profonda dedizione alla memoria del magistrato, sarà presto consegnata alla Commissione Antimafia, nella speranza che possa contribuire a gettare nuova luce su una vicenda ancora avvolta nell’ombra.La figlia di Canale, presente all’intervista, ha avuto l’onore di esporre la borsa che il padre di Paolo Borsellino lasciò sulla sua auto il giorno dell’attentato, contenitore simbolico di quella ricercata agenda rossa. L’oggetto, ora custode silenzioso di un patrimonio di memorie e speranze, incarna i valori di legalità, abnegazione e profonda umanità che hanno guidato l’azione di Paolo Borsellino. Non è solo un ricordo tangibile, ma un potente simbolo di impegno civile e di lotta contro ogni forma di illegalità, un monito costante per le generazioni future affinché non dimentichino il prezzo pagato per la libertà e la giustizia. La sua esposizione pubblica, dunque, rappresenta un gesto di grande significato, un tributo a un uomo che ha dedicato la sua vita alla difesa dei più deboli e alla ricerca della verità.
Borsellino e l’Agenda Rossa: Nuove Rivelazioni Shock
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