Un episodio di violenza in campo, che solleva interrogativi profondi sulla gestione delle passioni e dei limiti all’interno del mondo sportivo, ha portato alla comminatoria di un Daspo pluriennale a carico di un calciatore di 37 anni, militante nella squadra San Fidenzio di Polverara (Padova). Il fatto, verificatosi durante una partita di seconda categoria contro il Due Stelle il 18 maggio, ha avuto come protagonista un direttore di gara di 25 anni, vittima di un’aggressione fisica e verbale che ha interrotto bruscamente la contesa.L’escalation di violenza è stata preceduta dall’espulsione del giocatore, determinata da un fallo con il piede alla caviglia di un avversario. La reazione immediata del calciatore, una testata al naso dell’arbitro, ha rappresentato un punto di rottura, costringendo il direttore di gara a interrompere la partita. L’atto aggressivo non si è concluso con l’episodio fisico, ma si è protratto con minacce reiterate nei confronti dell’intera squadra arbitrale, necessitando dell’intervento di colleghi e del presidente della sezione Aia di Venezia per contenere la situazione e impedire ulteriori atti di aggressione.Le conseguenze fisiche per l’arbitro sono state rilevanti, con una frattura delle ossa nasali che ne richiederà un periodo di guarigione stimato in circa quindici giorni. Parallelamente alla sanzione disciplinare – una squalifica di cinque anni imposta dal Giudice Sportivo – l’autorità amministrativa ha optato per un Daspo della stessa durata, che preclude al calciatore l’accesso a qualsiasi manifestazione sportiva, indipendentemente dalla serie e dalla categoria, sia in territorio nazionale che internazionale. La gravità dei fatti ha portato il Questore di Padova, Marco Odorisio, ad incaricare la Digos per un’indagine approfondita, al fine di accertare eventuali responsabilità penali e di adottare i provvedimenti più adeguati. In particolare, il 37enne è stato denunciato alla Procura della Repubblica per i reati di lesioni e minacce aggravate, oltre che per la violazione delle norme che regolano lo svolgimento delle manifestazioni sportive. Questo incidente, tragicamente frequente nel panorama calcistico italiano, impone una riflessione più ampia sul ruolo dell’educazione sportiva, sulla gestione delle emozioni e sulla necessità di garantire la sicurezza e la dignità dei soggetti coinvolti, in particolare degli arbitri, spesso esposti a comportamenti aggressivi e intimidatori. L’adozione di misure restrittive come il Daspo, pur rappresentando una risposta necessaria per punire i responsabili, non può essere considerata una soluzione definitiva, ma deve essere accompagnata da iniziative volte a promuovere un modello di sport basato sul rispetto delle regole, sulla correttezza e sulla lealtà. La vicenda pone, infine, un punto interrogativo sulla necessità di rafforzare la collaborazione tra le istituzioni sportive, le forze dell’ordine e il mondo della magistratura per prevenire e contrastare efficacemente la violenza negli eventi sportivi.
Calciatore Daspo pluriennale: aggressione all’arbitro, indagini in corso.
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