Montse, interpretata con vibrante energia da Emma Vilarasau, è una donna sospesa tra il presente che avanza e il passato idealizzato. In “Casa in fiamme”, diretto da Dani de la Orden, la regista affronta con acuta sensibilità il tema della famiglia, un microcosmo complesso dove convivono affetto profondo e dinamiche conflittuali, esacerbate dall’inesorabile scorrere del tempo. Montse, divorziata e animata da un’inestinguibile sete di riconnessione, intraprende un’operazione delicata e potenzialmente esplosiva: riunire i suoi figli ormai cresciuti, i nipoti e l’ex marito, un uomo dal profilo poliedrico e dalla nuova, significativa relazione con una terapeuta, in una villa affacciata sulla Costa Brava, a Cadaqués.Il film, immerso nella lingua e nella cultura catalana, non è una semplice commedia familiare, ma un’indagine sottile sulle illusioni del passato e sulla difficoltà di accettare la trasformazione dei legami affettivi. Montse, spinta da un’inconscia resistenza al cambiamento, manipola la realtà, creando l’illusione di un ritorno alle estati spensierate e armoniose che hanno segnato l’infanzia dei suoi figli. La villa a Cadaqués, un tempo scenario di risate e di condivisione, diventa il palcoscenico di verità nascoste, vecchi rancori e aspettative disattese.De la Orden, con maestria, dipinge un quadro vivido di una famiglia alle prese con la propria evoluzione, dove l’affermazione dell’individualità dei figli si scontra con il desiderio della madre di mantenere un legame che appartiene al passato. Il film esplora il concetto di “casa” non solo come luogo fisico, ma anche come metafora di un’identità condivisa, fragile e costantemente ridefinita. La presenza dell’ex marito, con la sua nuova compagna, terapeuta, introduce un elemento di riflessione psicologica che amplifica la complessità delle relazioni familiari, ponendo interrogativi sull’efficacia dei tentativi di controllo e sulla necessità di lasciare andare. “Casa in fiamme” si rivela un’opera che, con leggerezza e profondità, affronta il tema universale del tempo che passa e dell’impossibilità di fermarlo, invitando lo spettatore a interrogarsi sul significato del legame familiare nell’era del cambiamento.