La sentenza della Cassazione emessa il 25 febbraio scorso ha destato notevole scalpore per la motivazione con cui è stata confermata l’ordinanza dei domiciliari per Chiara Petrolini, accusata dell’efferato delitto di omicidio dei propri figli neonati. I giudici della prima sezione hanno annullato con rinvio il provvedimento del Tribunale del riesame, disposto a seguito dell’appello presentato dalla Procura, che aveva invece ordinato la carcerazione di Petrolini.L’atto motivativo dei supremi giudici sottolinea l’elevata capacità mistificatoria e la non comune determinazione criminale della giovane indagata. Tuttavia, è interessante notare che i giudici si trovano nella impossibilità di applicare una pena effettiva in quanto Petrolini ha saputo instaurare e coltivare una ricca ed articolata vita di relazione ed affettiva anche in regime di arresti domiciliari. Ciò farebbe pensare che, se sottoposta a carcerazione, la stessa condizione umana della Petrolini sia messa a rischio.La Cassazione sostiene pertanto che l’ipotesi di carcerazione non è affatto idonea ad evitare nuove delinquenze e si discosta da quel principio di equità secondo cui “nulla di nuovo sotto il sole” e quindi, la ripetizione dei reati commessi è un sintomo di una grave anomalia psicologica che non potrà essere trattata con l’unico strumento a disposizione del legislatore, ossia la detenzione.