Un’immagine potente, densa di significato e deliberatamente ambigua, ha inaugurato “Season”, la mostra diffusa firmata da Maurizio Cattelan, un intervento che si inserisce nel programma “Il Biennale delle Orobie – Pensare come una montagna”. Un bambino, attore involontario o consapevole interprete, riproduce il gesto di una pistola sulle spalle di una scultura di Giuseppe Garibaldi, eretta nel cuore di Bergamo. La performance, immediatamente percepita come una provocazione, ha generato reazioni contrastanti tra i passanti, culminando in un allarme alle autorità, che hanno dovuto chiarire l’assenza di una minaccia reale.”Il Biennale delle Orobie – Pensare come una montagna”, sotto la direzione artistica di Lorenzo Giusti, non è una semplice esposizione, ma un’esplorazione corale del territorio orobico, un’immersione nelle sue identità multiple e nelle sue contraddizioni intrinseche. Il progetto, che si apre ufficialmente con l’inaugurazione della nuova sede del Gamec (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea), nell’ex palazzetto dello sport di piazzale Oberdan, si estende ben oltre i confini della città, abbracciando una geografia vasta e variegata: dalle cime prealpine alle valli silenziose, dai parchi urbani ai borghi della pianura.L’iniziativa del Gamec, che ha concepito “Season” come una piattaforma di dialogo e condivisione, mira a stimolare una riflessione profonda sui temi cruciali della sostenibilità ambientale e della responsabilità collettiva. Si tratta di interrogarsi sul ruolo dell’arte e delle istituzioni artistiche nel contesto di un territorio in trasformazione, un luogo segnato da una storia complessa e da sfide contemporanee.L’opera di Cattelan, con la sua apparente semplicità e la sua capacità di suscitare interpretazioni divergenti, si pone come punto di partenza per un percorso artistico più ampio, che coinvolge figure quali Cecilia Bengolea, Julius von Bismarck, Francesco Pedrini e Ex. Questi artisti, attraverso linguaggi diversi e approcci concettuali originali, contribuiscono a creare un mosaico di esperienze artistiche che riflettono la complessità del paesaggio orobico, invitando il pubblico a interrogarsi sul significato del “pensare come una montagna”: un invito a sviluppare una prospettiva ampia, profonda, capace di abbracciare la fragilità e la forza del territorio, la sua storia e il suo futuro. L’azione del bambino, la scultura di Garibaldi, il territorio, la Biennale, il Gamec: tutto si intreccia in un sistema di relazioni che richiedono un’attenta decodifica, un invito a guardare oltre le apparenze e a riscoprire il valore dell’immaginazione critica.
Cattelan a Bergamo: gesto, allarme e riflessioni sulla montagna
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