Un corteo di centinaia di biciclette, un fiume di passione su due ruote, ha solcato ieri le strade dell’Aquilano. Circa cento ciclisti, un crocevia di appassionati amatoriali provenienti da diverse località abruzzesi, hanno partecipato a una ciclopedalata che si è trasformata in un vibrante appello rivolto alle autorità locali e regionali. L’oggetto della contestazione: la chiusura al transito ciclabile di un tratto cruciale, quello compreso tra la Provinciale 3 e la nuova Statale 260, conseguenza diretta dell’apertura del quarto lotto della L’Aquila-Amatrice e dell’entrata in funzione della nuova galleria, che ha imposto un senso unico in direzione L’Aquila a partire dal 22 maggio.La mobilitazione, nata spontaneamente attraverso il passaparola e alimentata da un crescente senso di frustrazione, ha visto il gruppo partire da Piazza d’Armi, cuore pulsante della città, per raggiungere Marana di Montereale, simbolo di un territorio interrotto e di un diritto alla mobilità negato. L’iniziativa non è stata solo una protesta, ma una dichiarazione d’intenti, un monito per un futuro più sostenibile e sicuro.”La bicicletta è sinonimo di libertà, di salute, di connessione con il territorio,” hanno affermato gli organizzatori, esprimendo la profonda amarezza di trovarsi di fronte a una situazione che rende impraticabili percorsi vitali per la comunità, costringendo i ciclisti a percorrere alternative pericolose come la “Salita delle Castagne”. L’appello è un richiamo alla responsabilità: non si può sacrificare la sicurezza e il benessere dei cittadini sull’altare di una programmazione urbanistica rigida e poco lungimirante.La ciclopedalata ha inoltre voluto sottolineare l’importanza della mobilità dolce, un paradigma sempre più diffuso a livello globale, supportato da infrastrutture dedicate e incentivi per l’acquisto di biciclette elettriche. La realizzazione della ciclabile dell’Aterno, progetto già finanziato ma inspiegabilmente abbandonato, è stata richiamata come esempio di come si possa concretizzare l’impegno verso una mobilità più efficiente e rispettosa dell’ambiente.L’evento ha offerto l’opportunità di affrontare anche il delicato tema della convivenza tra automobilisti e ciclisti, spesso segnata da incomprensioni e comportamenti pericolosi. Sono state evidenziate le criticità infrastrutturali che rendono difficoltoso e rischioso il percorso ciclabile, come le pessime condizioni della via delle Fiamme Gialle e le pericolose situazioni tra la rotatoria di San Vittorino e quella per la SS 260 in località Cermone, dove la combinazione di traffico intenso e velocità elevate aumenta significativamente il rischio di incidenti.I manifestanti hanno chiesto interventi rapidi, mirati ed economicamente sostenibili, ribadendo con forza che l’attesa di un evento tragico – un ulteriore incidente – non deve essere il preludio all’azione. Si tratta di un imperativo morale e di una responsabilità civica: garantire la sicurezza dei ciclisti non è un costo, ma un investimento nel futuro della comunità, un passo concreto verso un territorio più vivibile e inclusivo. L’azione di ieri, più che una protesta, è stata una promessa: continuare a pedalare per un futuro più sicuro e sostenibile.
Ciclopedalata all’Aquila: protesta su due ruote per la sicurezza.
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