Il sipario cala su una carriera leggendaria: a Solomeo, tra i profumi della sua terra e sotto lo sguardo attento di una comunità intera, Claudio Ranieri ha sancito ufficialmente il congedo dal rettangolo di gioco. Più che una semplice dichiarazione d’addio, l’evento “Il giuoco del calcio come luogo ideale dell’umanesimo sportivo” ha rappresentato una riflessione amara e al contempo pacata su un percorso costellato di successi, sfide e innegabili complessità.Ranieri, con la sua consueta eloquenza schiva, ha ripercorso le tappe salienti di una vita dedicata al calcio, un mestiere che lo ha visto navigare tra le acque agitate di club prestigiosi e realtà meno blasonate, ognuna lasciando un’impronta indelebile nel suo bagaglio umano e professionale. Dalla Juventus, dove ha seminato i germi di una futura gloria, all’esperienza all’estero con il Monaco, capace di scompigliare i piani delle potenze europee, fino al ritorno a Roma, una città che lo ha sempre amato e che lui stesso ha saputo riconquistare.Quest’ultima avventura, segnata da un inizio turbolento, si è conclusa con un trionfo inaspettato: l’accesso all’Europa League, un risultato che ha riacceso la speranza e l’entusiasmo di un’intera tifoseria. Un successo che, lungi dall’essere una semplice qualificazione sportiva, ha rappresentato la sintesi di una filosofia di gioco improntata alla resilienza, alla capacità di reinventarsi e alla fiducia inesauribile nei propri giocatori.Ma il calcio, per Ranieri, non è solo tattica, schemi e risultati. È, soprattutto, un microcosmo della società, un luogo dove si possono osservare le dinamiche umane, i rapporti di forza, le aspirazioni e le frustrazioni. Ed è proprio questa consapevolezza che lo ha portato a interrogarsi sul senso del suo percorso, a riflettere sul ruolo dell’allenatore come figura pedagogica, capace di trasmettere valori come il rispetto, la lealtà e la collaborazione.L’addio all’allenamento non segna, tuttavia, la fine del suo legame con il mondo del pallone. Le parole “Adesso passo dall’altra parte” lasciano presagire un futuro in cui Ranieri potrà mettere a disposizione della sua passione e della sua esperienza un bagaglio di conoscenze e di competenze acquisite in decenni di osservazione diretta. Si intravede un ruolo dirigenziale, un’occasione per influenzare le strategie, per plasmare il futuro del calcio, forse per contribuire a restituire al pallone quella dimensione umanistica che ne ha ispirato l’evento a Solomeo.La sua eredità, al di là dei trofei e delle vittorie, risiede nella sua capacità di aver sempre saputo interpretare il calcio con umiltà, passione e un profondo rispetto per il gioco e per le persone che lo rendono possibile. Un addio che non è una chiusura, ma un nuovo inizio, una transizione verso un futuro ancora da scrivere, un futuro in cui Claudio Ranieri potrà continuare a contribuire alla crescita del calcio e a diffondere i valori che hanno sempre contraddistinto la sua carriera.
Claudio Ranieri saluta: riflessioni e futuro al di là del campo.
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