L’eco di una ferita ancora aperta, un anno dopo l’alluvione che ha segnato profondamente la comunità di Cogne, risuona nuovamente con l’ennesima emergenza idrogeologica. Nella notte, la strada regionale n. 47, arteria vitale che connette la frazione alpina con la pianura, è stata teatro di due frane di notevole entità, causate da una perturbazione atmosferica particolarmente violenta. L’evento non è solo un incidente, ma si configura come un campanello d’allarme che sottolinea la vulnerabilità del territorio alpino, già provato dagli effetti sempre più marcati del cambiamento climatico.Le frane, generate da piogge intense e prolungate, hanno letteralmente “inghiottito” porzioni di strada, compromettendo la viabilità e isolando ulteriormente Cogne, un comune che lotta da tempo contro l’instabilità dei versanti. Questa zona, incastonata nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, è geologicamente complessa, con pendii ripidi e una geologia permeabile che favorisce il rapido deflusso delle acque e, conseguentemente, la saturazione dei terreni e la conseguente instabilità.La drammaticità della situazione è stata amplificata dalla presenza di un’autovettura rimasta intrappolata tra i due smottamenti. La prontezza e l’efficienza del soccorso alpino valdostano, in sinergia con i vigili del fuoco, hanno permesso un’operazione di salvataggio tempestiva e sicuro, con i passeggeri trasportati in salvo nel comune limitrofo di Aymaville. L’intervento, sebbene rapido, evidenzia la necessità impellente di una riflessione più ampia sulla gestione del rischio idrogeologico in montagna.Non si tratta solo di ripristinare la strada, quanto di adottare misure preventive strutturali e operative che possano mitigare il rischio di nuove emergenze. Servono studi approfonditi della stabilità dei versanti, interventi di consolidamento e messa in sicurezza, e un sistema di monitoraggio continuo delle condizioni meteorologiche e della saturazione dei suoli. Inoltre, è fondamentale promuovere una cultura della prevenzione, informando e sensibilizzando la popolazione sui rischi e sulle misure di autoprotezione.L’episodio attuale non può essere considerato isolato, ma si inserisce in un quadro più ampio di eventi estremi sempre più frequenti e intensi, esacerbati dal riscaldamento globale. L’aumento delle temperature provoca lo scioglimento precoce dei ghiacciai, alterando i regimi idrologici e destabilizzando i versanti. La necessità di un approccio integrato e multidisciplinare, che coinvolga istituzioni, ricercatori, tecnici e comunità locali, è diventata improrogabile per garantire la sicurezza e la sostenibilità del territorio alpino, custode di un patrimonio naturale e culturale di inestimabile valore.
Cogne, un anno dopo l’alluvione: nuove frane e allarme idrogeologico.
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