L’azione intrapresa da Coop Alleanza 3.0, con la decisione di cessare la commercializzazione di prodotti provenienti da Israele, ha innescato un’ondata di reazioni, culminando in un’aspra condanna da parte della Comunità ebraica di Milano. Il presidente Walker Meghnagi ha espresso profonda preoccupazione, equiparando il gesto a pratiche discriminatorie proprie di regimi autoritari del passato, richiamando in particolare le dinamiche persecutorie del nazionalsocialismo e del fascismo. La gravità dell’atto, secondo Meghnagi, risiede non tanto nella decisione in sé – che può essere interpretata come un gesto simbolico di solidarietà verso la popolazione palestinese – quanto nel pericoloso precedente che crea e nell’effetto di normalizzazione di un’ostilità che si manifesta come pregiudizio nei confronti di un’intera comunità. L’atto, in questo senso, alimenta un clima di antisemitismo, aprendo la strada a forme più esplicite di discriminazione e violenza.L’esperienza personale di Meghnagi, vissuta a Tripoli durante periodi di intensa persecuzione antisemita, offre una prospettiva storica particolarmente significativa. Ricorda come, in passato, campagne di boicottaggio, apparentemente “simboliche”, abbiano segnato l’inizio di percorsi devastanti, facilitando la stigmatizzazione e l’emarginazione degli ebrei. La paura di un ripetersi di tali dinamiche è palpabile nella sua dichiarazione.È cruciale analizzare l’azione di Coop Alleanza 3.0 nel contesto più ampio del conflitto israelo-palestinese. Sebbene le intenzioni dichiarate possano essere nobili – una manifestazione di solidarietà – è fondamentale comprendere che boicottaggi mirati a specifici prodotti o settori economici rischiano di trasformarsi in strumenti di delegittimazione dell’esistenza stessa dello Stato di Israele e, in ultima analisi, di alimentare l’antisemitismo. L’accusa di “corresponsabilità” rivolta a Coop non è quindi un mero atto di sdegno, ma un monito a riflettere sulle conseguenze potenzialmente dannose di azioni che, pur motivate da intenti di giustizia sociale, possono involontariamente contribuire a creare un clima di intolleranza e pregiudizio. La Comunità ebraica si riserva di perseguire la questione nelle sedi legali competenti, sottolineando l’importanza di tutelare i diritti e la dignità di ogni individuo, indipendentemente dalla sua origine o fede religiosa, e di contrastare con fermezza ogni forma di discriminazione.
Coop boicotta Israele: la Comunità ebraica denuncia antisemitismo.
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