A distanza di quattro anni dalla sentenza *Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization*, un evento sismico che ha ridisegnato il panorama dei diritti riproduttivi negli Stati Uniti, la Corte Suprema americana ha perpetrato un’ulteriore erosione di tali diritti, innescando un complesso intreccio di implicazioni legali, sociali e politiche. La sentenza del 2022, che ha rovesciato il precedente *Roe v. Wade* – pietra miliare della tutela del diritto all’aborto – ha non solo scatenato un’ondata di legislazioni statali contraddittorie, ma ha anche aperto un varco verso un’interpretazione più restrittiva di altri diritti fondamentali, sollevando interrogativi sulla coerenza stessa del sistema giuridico americano.La frammentazione legislativa conseguente ha creato un mosaico di accesso all’assistenza sanitaria riproduttiva: da stati con divieti quasi totali, a stati che garantiscono protezioni rigorose, generando disuguaglianze territoriali e ostacolando l’esercizio di un diritto percepito da molti come essenziale per l’autodeterminazione. Questa disomogeneità ha inoltre accentuato le difficoltà per le donne a basso reddito e quelle che vivono in aree rurali, spesso costrette a percorrere lunghe distanze per accedere a servizi sanitari riproduttivi, o ad abortire illegalmente, con conseguenze drammatiche per la loro salute e sicurezza.L’impatto di questa evoluzione giuridica si estende ben oltre la questione specifica dell’aborto. Esperti legali e attivisti per i diritti civili esprimono preoccupazione per un potenziale effetto domino, con la possibilità che la logica utilizzata nella sentenza *Dobbs* possa essere applicata per mettere in discussione altre protezioni costituzionali basate sul diritto alla privacy, come l’accesso alla contraccezione, i matrimoni tra persone dello stesso sesso e le decisioni relative alla genitorialità. La sentenza *Dobbs* ha infatti suscitato un dibattito sulla natura stessa dei diritti fondamentali e sul ruolo della Corte Suprema nell’interpretazione della Costituzione.La decisione ha inoltre riacceso un acceso dibattito politico e culturale all’interno degli Stati Uniti, polarizzando ulteriormente l’opinione pubblica e intensificando le tensioni tra sostenitori e oppositori del diritto all’aborto. L’attivismo pro-choice ha visto un’impennata, con proteste e campagne di sensibilizzazione che mirano a contrastare le restrizioni all’aborto e a proteggere i diritti riproduttivi. Parallelamente, i movimenti pro-life hanno intensificato i loro sforzi per promuovere leggi restrittive e offrire sostegno alle donne incinte.La Corte Suprema, con la sua composizione a maggioranza conservatrice, si trova ora ad affrontare le conseguenze di questa decisione storica, con implicazioni potenzialmente dirompenti per il futuro dei diritti riproduttivi negli Stati Uniti e per la percezione della sua imparzialità. Il dibattito su questo tema, lungi dall’essere concluso, continua a plasmare il tessuto sociale e politico del paese, alimentando un confronto che si preannuncia intenso e duraturo. L’incertezza legale e la frammentazione legislativa, unite alla polarizzazione culturale, rendono il futuro dei diritti riproduttivi negli Stati Uniti un territorio complesso e in continua evoluzione.