L’evoluzione del sistema di rimpatrio e cooperazione internazionale, noto come CPR, rappresenta una priorità strategica per l’amministrazione italiana, come recentemente sottolineato dal Ministro dell’Interno, Piantedosi. Il progresso nella fase di progettazione del CPR testimonia un lavoro di approfondimento tecnico proseguito nei mesi passati attraverso tavoli di lavoro specifici. L’annuncio di Piantedosi segna un momento cruciale: una volta formalizzata la definizione tecnica, si potrà avviare una valutazione accurata della fattibilità concreta, elemento imprescindibile per il successo dell’iniziativa.Questa fase, caratterizzata da una rinnovata attenzione alla fattibilità, può essere interpretata anche come un segnale di autonomia gestionale. L’approccio suggerito implica un impegno a confrontarsi direttamente con le sfide più complesse legate all’esecuzione del CPR, cercando soluzioni territoriali e partecipative. Questo significa superare la mera delega a strutture esterne e sviluppare capacità interne di gestione delle procedure di rimpatrio, che inevitabilmente comportano delicate questioni legali, amministrative e umanitarie.Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, riprendendo il tema a margine del Festival dell’economia, evidenzia implicitamente la necessità di un approccio proattivo e responsabile. La gestione dei flussi migratori, e in particolare il rimpatrio dei cittadini stranieri irregolari, non può essere relegata a una problematica secondaria o a un mero adempimento burocratico. Al contrario, richiede una pianificazione attenta, una coordinazione efficace tra diversi livelli istituzionali (nazionale, regionale, locale) e una stretta collaborazione con le autorità dei paesi di origine.L’efficacia del CPR non dipenderà unicamente dalla rapidità con cui verranno completate le procedure tecniche, ma anche dalla capacità di instaurare un dialogo costruttivo con le comunità locali, le organizzazioni non governative e le autorità straniere. Un sistema di rimpatrio efficiente ed equo deve essere in grado di garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei migranti, nel pieno rispetto delle normative internazionali e dei principi di umanità. La sfida, pertanto, risiede nella costruzione di un modello di cooperazione internazionale che sia sostenibile nel tempo, capace di affrontare le cause profonde delle migrazioni e di promuovere lo sviluppo dei paesi di origine.
CPR: l’Italia punta all’autonomia nella gestione dei rimpatri
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