La crisi che affligge lo stabilimento Sevel di Atessa si configura come una profonda frattura nel tessuto socio-economico abruzzese, alimentata da una carenza strutturale di visione strategica e da un’inerzia istituzionale che si fa sempre più insostenibile. L’aumento contrattuale, percepito come un mero formalismo in un contesto di drammatica incertezza, si accompagna ad un’emorragia di forza lavoro – circa 400 uscite – senza l’implementazione di misure compensative di nuove assunzioni, minando la stabilità occupazionale di un’area già provata da precedenti crisi industriali.Questa situazione non è un evento isolato, ma si inserisce in un quadro più ampio di fragilità del sistema produttivo regionale, come dimostrano le recenti vicende della Varcotex in Val Sinello e della Purem a Villa Zaccheo, con conseguenze devastanti per decine di famiglie. Queste crisi, concatenate tra loro, evidenziano una profonda vulnerabilità, esacerbata dalla mancanza di una politica industriale lungimirante e di interventi tempestivi da parte delle istituzioni.L’assenza di un piano strategico nazionale e regionale, capace di intercettare i cambiamenti del mercato globale e di sostenere i settori chiave dell’economia abruzzese, condanna i lavoratori a vivere in uno stato di ansia e precarietà, erodendo la fiducia nel futuro e alimentando una spirale negativa di disoccupazione e impoverimento. La continua richiesta di sacrifici da parte dei lavoratori, che si sono dimostrati disponibili a contribuire alla competitività dell’azienda, contrasta drammaticamente con l’assenza di impegni concreti e coordinati da parte delle istituzioni.È imperativo che la Regione Abruzzo e il Governo nazionale assumano una posizione ferma e proattiva, abbandonando la retorica e traducendo le parole in azioni concrete. Serve un piano industriale dettagliato, non un elenco di promesse, che delinei chiaramente le strategie per la riqualificazione dello stabilimento, l’attrazione di nuovi investimenti e la creazione di opportunità di lavoro qualificate. Questo piano deve prevedere incentivi alla riqualificazione professionale dei lavoratori, misure di sostegno alle imprese del territorio e un rafforzamento del sistema di formazione continua.La salvaguardia del futuro di Sevel Atessa non è solo una questione economica, ma anche un imperativo etico e sociale. Rappresenta la tutela di un patrimonio di competenze, di conoscenze e di esperienze che non possiamo permetterci di perdere. È tempo di riconoscere il valore strategico di questa realtà produttiva e di agire con determinazione per garantirle un futuro di prosperità e di sviluppo, restituendo dignità e speranza alle comunità locali. L’inazione prolungata rischia di compromettere irrimediabilmente il tessuto produttivo abruzzese, con conseguenze a lungo termine per l’intera regione.
Crisi Sevel Atessa: Frattura nel Tessuto Economico Abruzzese
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