La seduta di Piazza Affari si è conclusa con una brusca frenata, segnata dalla rinnovata incertezza geopolitica e dalle prospettive di un’escalation delle tensioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa. L’annuncio di nuove tariffe doganali da parte dell’amministrazione statunitense, previste a partire dal 1° giugno, ha innescato un’ondata di vendite, amplificata da un contesto di fragilità percepita nei mercati globali. L’indice FTSE MIB ha subito una contrazione significativa, cedendo l’1,94% e attestandosi a 39.475 punti, performance in linea con la debolezza mostrata dalle altre principali borse europee. Il volume degli scambi ha superato i 4,7 miliardi di euro, evidenziando l’intensità delle operazioni di disinvestimento.L’attenzione degli investitori è stata focalizzata anche sull’andamento dello spread tra i titoli di stato italiani (BTP) e quelli tedeschi (Bund). Nonostante una lieve fluttuazione in apertura, lo spread ha mostrato una relativa stabilità, attestandosi a 101,6 punti. Questo dato, sebbene apparentemente contenuto, coesiste con un calo dei rendimenti sia italiani (6,8 punti, 3,58% annuo) che tedeschi (7,6 punti, 2,56%), riflettendo una ricerca di rifugio sicuro in obbligazioni considerate più affidabili in un contesto di incertezza.Le conseguenze delle nuove tariffe si sono fatte sentire in modo particolarmente acuto nei settori più esposti al mercato statunitense. Stellantis, Stm e Ferrari hanno subito perdite considerevoli, penalizzate dalla prospettiva di costi aggiuntivi e dalla potenziale riduzione della domanda. Il comparto bancario, sensibile alle fluttuazioni economiche e ai segnali di recessione, ha mostrato anch’esso una performance negativa, con titoli come Popolare Sondrio, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bper Banca, MPS, Banco BPM e Mediobanca che hanno subito pesanti riduzioni. La preoccupazione per un rallentamento economico, alimentata dall’ipotesi di dazi che potrebbero raggiungere il 50%, ha contribuito a deprimere il sentiment degli investitori.Anche il settore del lusso, tradizionalmente un motore di crescita per l’economia italiana, non è riuscito a sfuggire alla contrazione generale, con Cucinelli, Moncler e Ferragamo che hanno registrato cali significativi. Solo Eni, con una lieve flessione, ha mostrato una relativa resilienza, grazie alla volatilità del prezzo del petrolio.In un quadro dominato da vendite, Iveco ha rappresentato un’eccezione positiva, beneficiando dell’interesse di diversi potenziali acquirenti per la sua divisione difesa (Idv). Le offerte provengono da Leonardo, in partnership con Rheinmetall, Indra Sistemas e Czechoslovak Group, segnalando un rinnovato interesse per il settore della difesa e una potenziale fonte di valore per gli azionisti Iveco. Questo scenario mette in luce la diversificazione delle opportunità di investimento e la capacità di alcune aziende di resilienza anche in contesti di mercato avversi. La situazione, in definitiva, evidenzia la crescente interdipendenza dell’economia italiana con quella globale e la vulnerabilità dei mercati finanziari di fronte a dinamiche geopolitiche e commerciali imprevedibili.