sabato, 14 Giugno 2025
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Crotone, 90 candele contro i licenziamenti: un grido d’aiuto.

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L’aria di Crotone, densa di attesa, si è fatta più pesante ieri sera. Un tripudio di luce, novanta fiammelle tremolanti disposte con rigore, illuminava il terrazzo della sede Network Contacts, trasformandolo in un palcoscenico silenzioso. Non c’erano striscioni urlanti, né cori di protesta, solo la potenza evocativa di un gesto: novanta candele accese a commemorare altrettante vite professionali sospese, un cartello che urlava la sofferenza: “La guerra tra Poste Italiane e Network Contacts: 90 licenziamenti = 90 vittime”.L’immagine, potente e priva di retorica, esprimeva la profonda angoscia di un gruppo di lavoratori che si sente tradito da una decisione aziendale percepita come ingiusta. Francesco Foglia, uno degli ideatori della manifestazione spontanea, ha spiegato il significato di questo silenzioso atto di ribellione: “Volevamo rendere tangibile lo stato d’animo che ci opprime da settimane. Dietro quei numeri, ci sono persone, famiglie intere, progetti di vita messi a dura prova.” L’assenza di coinvolgimento sindacale immediato sottolinea un senso di abbandono e l’iniziativa, nata dal basso, si configura come un grido d’aiuto diretto alle istituzioni e all’opinione pubblica.La crisi occupazionale, innescata dalla contrazione di 90 posizioni – 86 operatori e 4 team leader – nel sito di Crotone, un centro operativo che impiega complessivamente 233 persone, è direttamente collegata alla riduzione dei volumi della commessa Poste Italiane. I lavoratori coinvolti si occupano di gestire un’ampia gamma di servizi cruciali, dall’assistenza digitale alla gestione dei siti web e del sistema PostePay, attività essenziali per il colosso postale. I tentativi di mediazione, culminati in un incontro con le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil il 5 maggio, si sono rivelati infruttuosi, come attestato dalla redazione di un verbale di mancato accordo e l’avvio formale della procedura di licenziamento. Un’ulteriore speranza è stata riposta in un incontro con il Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ma finora senza risultati concreti.La protesta si configura come un campanello d’allarme che solleva interrogativi più ampi sulla precarietà del lavoro nel settore dei servizi e sulla responsabilità sociale delle grandi aziende. La fragilità della catena di subappalto e la conseguente vulnerabilità dei lavoratori dipendenti da commesse esterne emergono con chiarezza.Nei prossimi giorni, un nuovo confronto tra sindacati, azienda e Regione Calabria si prospetta come un’ultima spiaggia per scongiurare la perdita di questi posti di lavoro. L’auspicio è che, al di là di proclami e divisioni politiche, si possa trovare una soluzione che tuteli il diritto al lavoro e preservi la dignità di queste novanta persone, simbolo di un disagio economico e sociale che rischia di condizionare l’intero territorio. La normativa vigente prevede, in caso di mancato accordo, la possibilità di procedere con i licenziamenti effettivi dopo 120 giorni, rendendo l’urgenza di una risoluzione ancora più pressante. L’immagine delle candele accese, potente e silenziosa, rimane un monito: dietro ogni numero, c’è una storia da salvare.

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