Il recente decreto sicurezza, varato dal Governo Meloni, segna un punto di svolta nella politica nazionale, rispondendo ad una crescente richiesta di certezza e legalità espressa da una vasta platea di cittadini. L’approvazione di questo provvedimento non si configura come una risposta superficiale, bensì come un atto deliberato a tutela dell’ordine pubblico e del diritto fondamentale alla sicurezza, pilastro imprescindibile di una società civile.L’analisi critica che accompagna il decreto evidenzia una disconnessione preoccupante tra la protezione del singolo e la salvaguardia della collettività. L’attuale quadro normativo, spesso percepito come eccessivamente permissivo, rischia di erodere il principio della parità di fronte alla legge, creando una gerarchia di diritti che privilegia chi viola le regole a scapito delle vittime. È imprescindibile un ripensamento radicale di questa tendenza, orientato a ristabilire un equilibrio in cui la legalità prevalga e il senso di impunità sia definitivamente sconfitto.La questione dell’occupazione abusiva, ad esempio, solleva un dilemma etico e giuridico che non può essere eluso. Come conciliare la tutela dei diritti fondamentali con la necessità di proteggere la proprietà privata e il diritto alla casa per chi la possiede legittimamente? La risposta non può essere la negazione di entrambe le prospettive, ma la ricerca di soluzioni che garantiscano un giusto compromesso, evitando che la presunta assistenza al debole si trasformi in un’ingiustizia nei confronti di chi rispetta le leggi.Analogamente, la persistenza di diritti concessi a soggetti stranieri condannati per atti di terrorismo rappresenta una ferita profonda per la coscienza nazionale e un affronto alla memoria delle vittime. La cittadinanza, e con essa l’accesso ai diritti civili, non può essere un privilegio indiscriminato, ma un riconoscimento meritocratico basato sull’adesione ai valori fondamentali della Repubblica.L’introduzione delle bodycam per le forze dell’ordine costituisce un elemento di modernità e trasparenza, volto a rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e a garantire una maggiore accountability nell’esercizio delle funzioni di polizia. Questa misura, lungi dall’essere una restrizione delle libertà individuali, si configura come uno strumento di tutela sia degli agenti che dei cittadini, promuovendo un rapporto di collaborazione e fiducia reciproca.È imperativo superare la narrazione stantia e rischiosa, spesso veicolata da settori politici progressisti, che identifica il criminale come vittima della società e invita lo Stato a limitarsi a comprendere e assistere, piuttosto che punire. Tale approccio non solo si dimostra inefficace nel contrasto alla criminalità, ma contribuisce anche a creare un clima di tolleranza nei confronti di comportamenti illegali e a minare la percezione di sicurezza dei cittadini.Il Governo Meloni, con questo decreto, ha dimostrato di comprendere la necessità di riaffermare l’autorità dello Stato e di tutelare il diritto dei cittadini a vivere in serenità. Confondere il garantismo con l’impunità significa negare il diritto alla sicurezza e gravare sulle tasche dei contribuenti per finanziare la protezione di chi, con le proprie azioni, ne compromette la libertà. Il decreto rappresenta un atto di civiltà, un segnale forte e chiaro che la legalità è un valore non negoziabile e che la sicurezza dei cittadini è una priorità assoluta. L’opposizione a questo provvedimento, pertanto, rivela una perdita di contatto con la realtà e una pericolosa acquiescenza verso un modello di società che non possiamo permetterci di accettare.
Decreto Sicurezza: Equilibrio tra Garanzie e Legalità?
Pubblicato il
