Elliott Erwitt, testimone silenzioso di un secolo, ci invita a un viaggio intimo e sorprendente attraverso l’esposizione “Icons” a Palazzo Bonaparte, Roma. La mostra, curata con profonda amicizia e rispetto da Biba Giacchetti, non è una retrospettiva celebrativa, ma un’immersione nella visione unica di un artista che ha saputo trasformare l’ordinario in straordinario. Erwitt, scomparso nel 2023 all’età di 95 anni, ha lasciato un’eredità fotografica imponente, un archivio che rispecchia epoche e culture diverse, ma sempre filtrato da un occhio acuto e compassionevole.Lungi dalla mera documentazione, l’opera di Erwitt si rivela come un atto di osservazione partecipata, una “The art of observation” come egli stesso definì, che trascende la tecnica fotografica per abbracciare l’essenza umana. La mostra non si concentra sulle celebrità, pur includendo ritratti iconici come quelli di Marilyn Monroe, non per immortalare l’immagine pubblica, ma per rivelare la donna dietro l’icona, per svelare la vulnerabilità e l’umanità celate dietro il glamour.Gli scatti familiari, intrisi di affetto e complicità, e le immagini dei suoi cani, divenuti simboli di un’ironia malinconica e di una profonda sensibilità, testimoniano la sua capacità di cogliere la bellezza nei gesti quotidiani, nelle relazioni più semplici, in quelle piccole storie che compongono il tessuto della vita. La scelta del bianco e nero non è casuale: Erwitt lo utilizzava per depurare l’immagine, per eliminare le distrazioni cromatiche e concentrare l’attenzione sull’essenziale, sulla struttura compositiva e sull’espressione emotiva. È un linguaggio pulito, diretto, capace di evocare un senso di nostalgia e di universalità.La mostra non è rivolta a una platea specialistica, ma a chiunque sia curioso di scoprire un mondo osservato con occhi gentili e arguti. Biba Giacchetti, che ha condiviso con Erwitt un rapporto professionale e umano durato 28 anni, sottolinea come ogni immagine sia stata scelta personalmente dall’artista, a testimonianza del suo controllo creativo e della sua dedizione al progetto. “Per me è un amico e un maestro”, confessa la curatrice, rivelando il profondo legame che li univa e la perdita irreparabile della sua scomparsa. “Tutto è serio. Niente è serio,” era il suo motto, una sintesi perfetta della sua visione del mondo, un invito a non prendere la vita troppo sul serio, ma a saper apprezzare la bellezza e l’ironia che si celano dietro le apparenze.
Elliott Erwitt: Icone di un Secolo, un Viaggio a Roma
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