L’estate romana si fa sentire con una morsa inesorabile, un calore opprimente che contrasta crudelmente con un’immagine di disconnessione che affiora dalle pagine inedite di un diario. Parole di Gianni Alemanno, emerse durante una seduta parlamentare, risuonano come un’amara denuncia sulla distanza tra la sofferenza vissuta dai cittadini e le dinamiche interne alle istituzioni. La citazione, ripresa dal deputato Michele Fina (Pd), ha innescato un acceso dibattito sulla riforma della separazione delle carriere, ma trascende il contesto legislativo per interrogare più ampiamente le questioni di giustizia sociale e di responsabilità politica.Il quotidiano resoconto di Alemanno, redatto durante il periodo trascorso a Rebibbia, dipinge un quadro di sofferenza palpabile, di un disagio fisico e psicologico accentuato dall’afa implacabile. La frase – “Qui si muore di caldo, ma la politica dorme con l’aria condizionata” – non è una semplice constatazione meteorologica, ma una metafora potente che sintetizza un senso di abbandono e di ingiustizia. Rappresenta la percezione, diffusa tra i detenuti e, più in generale, tra le fasce più vulnerabili della popolazione, di un divario incolmabile tra le loro condizioni di vita e il benessere apparente di chi detiene il potere.L’immagine evocativa del caldo estivo, un elemento universale e ineludibile, si scontra violentemente con l’iconografia del comfort e della protezione, simboleggiata dall’aria condizionata. Questo contrasto non è solo fisico, ma anche etico e morale. Evidenzia la difficoltà, se non l’impossibilità, per chi opera all’interno del sistema politico di comprendere appieno le reali condizioni di chi si trova ai margini, in una spirale di difficoltà che si acuiscono con le ondate di calore.La denuncia di Alemanno non si limita a criticare la mancanza di attenzione verso le condizioni di vita dei detenuti. Essa solleva interrogativi più ampi sulla rappresentanza politica, sulla capacità di empatia dei decisori e sulla necessità di una maggiore trasparenza e responsabilità nell’esercizio del potere. Se un ex sindaco, figura che dovrebbe incarnare la vicinanza ai cittadini, è costretto a denunciare una tale disconnessione, la riflessione sulla necessità di un cambiamento sistemico diventa urgente e ineludibile.Il dibattito parlamentare, innescato da questa citazione, non può limitarsi alla riforma della separazione delle carriere. Deve invece aprire una riflessione più ampia sulla necessità di ripensare il ruolo della politica, di rafforzare il legame tra chi governa e chi è governato, e di garantire che le decisioni siano prese tenendo conto delle reali esigenze e dei bisogni della popolazione, senza privilegi e senza distanze. La memoria di quelle parole, pronunciate in un diario e risuonate in aula, deve servire da monito e da stimolo per un’azione politica più giusta, più responsabile e più attenta alle fragilità del nostro tempo.