L’Etna, gigante vulcanico del Mediterraneo, ha recentemente manifestato la sua potenza attraverso eventi dinamici che hanno ulteriormente affinato la comprensione dei processi di instabilità dei fianchi sommitali e dei conseguenti rischi. Uno studio dettagliato, pubblicato su *Nature Communications Earth e Environment* e condotto da ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) di Catania e Pisa, ha analizzato il collasso del fianco del cono del cratere di Sud-Est verificatosi il 10 febbraio 2022. Questo evento ha generato un flusso piroclastico – un fenomeno vulcanico tra i più distruttivi – con un volume stimato di un milione di metri cubi, lasciando una cicatrice evidente, rilevabile anche tramite telerilevamento satellitare, che ne testimonia la violenza.Le correnti piroclastiche, o valanghe piroclastiche, non sono semplici colate di cenere. Si tratta di miscele turbolente di gas vulcanici caldissimi, frammenti rocciosi di varie dimensioni (da lapilli a blocchi enormi) e polveri finissime, che si muovono a velocità elevatissime. La loro pericolosità risiede nella loro capacità di svilupparsi in modo repentino e di propagarsi a grande velocità, superando facilmente ostacoli e interessando ampie aree circostanti. L’imprevedibilità e la forza devastante rendono questi eventi una priorità assoluta nella valutazione del rischio vulcanico.La ricostruzione accurata delle dinamiche che hanno preceduto e accompagnato il collasso del 10 febbraio 2022 è stata resa possibile grazie alla sofisticata calibrazione di un modello numerico avanzato. Questo strumento virtuale ha permesso di simulare le complesse interazioni tra temperature elevate, deposizione di materiale instabile e la progressiva alterazione delle superfici esterne del vulcano. Il risultato di questa modellazione ha prodotto una mappa di pericolosità aggiornata per l’area sommitale dell’Etna, un documento strategico per supportare le decisioni riguardanti l’accesso turistico durante le fasi eruttive. La mappa non è solo un mero strumento di analisi, ma un elemento cruciale per rafforzare la prevenzione e la gestione del rischio in un ambiente vulcanico in continua trasformazione.Il recente evento del 2 giugno 2023, con una nuova valanga piroclastica che si è estesa per quasi tre chilometri sul versante nord-orientale del cratere di Sud-Est, ha ulteriormente confermato la validità delle previsioni derivanti dalla mappa di pericolosità. Questa nuova manifestazione vulcanica sottolinea l’importanza cruciale di questi studi di modellazione e monitoraggio, fornendo dati essenziali per la Protezione Civile e per garantire la sicurezza di escursionisti e operatori che lavorano in prossimità del vulcano.Queste ricerche si inseriscono nel contesto del progetto Panacea-Pianeta Dinamico, un’iniziativa finanziata dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che mira a sviluppare strumenti e metodologie innovative per la comprensione e la mitigazione dei rischi naturali. Il progetto rappresenta un investimento strategico nella ricerca scientifica volta a proteggere le comunità esposte a fenomeni vulcanici, combinando l’analisi dei dati storici con la modellazione avanzata e il monitoraggio in tempo reale. L’Etna, con la sua attività complessa e la sua prossimità ai centri abitati, rimane una sfida continua per la comunità scientifica e un monito costante sull’importanza di una gestione del rischio vulcanico proattiva e basata su dati solidi.
Etna: studio rivela nuove mappe di rischio e dinamiche del vulcano.
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