lunedì, 7 Luglio 2025
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Europa a rischio: transizione ecologica e declino industriale

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L’attuale traiettoria politica europea, improntata a un’agenda di transizione ecologica ambiziosa, rischia di condannare il continente a un declino industriale di proporzioni allarmanti. Non si tratta di una mera questione economica, ma di un profondo cambiamento strutturale che minaccia la coesione sociale e la vitalità del tessuto produttivo europeo. Il rischio è quello di trasformare l’Europa in un’entità demografica privilegiata, un “giardino per anziani” economicamente fragile e priva della capacità di innovazione e di competizione globale.La crisi dell’industria automobilistica, un pilastro dell’economia europea, incarna vividamente questa problematica. Il settore, con le sue intricate filiere e il suo impatto diretto su tredicimila famiglie che dipendono dai relativi posti di lavoro, è sottoposto a pressioni insostenibili. La transizione verso veicoli a emissioni zero, sebbene auspicabile nel lungo termine, viene imposta con tempistiche e modalità che non tengono conto delle specificità e delle capacità produttive delle imprese europee. Le filiere indotte, cruciali per l’economia italiana e di altri paesi membri, si trovano sull’orlo dell’estinzione, incapaci di una reale riconversione.Il Ministro Tommaso Foti ha giustamente sollevato la questione delle “trappole” che gravano sulle imprese, evidenziando che queste non derivano unicamente dalle politiche europee, ma riflettono un quadro più complesso di vincoli e limitazioni. L’urgenza di rivedere le tempistiche e gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è imperativa. Una scadenza più flessibile, come quella suggerita al 30 giugno o al 31 agosto 2026, avrebbe potuto generare risultati significativamente diversi dall’attuale scenario, permettendo un’adeguata pianificazione e l’adattamento delle imprese alle nuove esigenze.È fondamentale ribadire che l’Unione Europea, per adempiere al suo ruolo di promotrice della crescita e della prosperità, non debba agire come un mero apparato normativo restrittivo, ma come un catalizzatore di sviluppo, un motore di innovazione che sostiene le imprese e favorisce la competitività in un contesto globale sempre più complesso e mutevole. L’Europa deve abbandonare un approccio punitivo e adottare una visione strategica che incentivi gli investimenti, la ricerca e l’adozione di tecnologie innovative, creando un ambiente favorevole alla crescita sostenibile e alla creazione di posti di lavoro di qualità. Solo così l’Europa potrà preservare il suo ruolo di protagonista nell’economia mondiale e garantire un futuro prospero per le sue generazioni.

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