Assaporando l’emozione primordiale, ma già immerso nella concentrazione strategica, Fabio Pisacane si appresta a guidare il Cagliari. La nomina a capo allenatore rappresenta per lui non un semplice incarico, bensì il coronamento di un percorso, l’apice di un sogno coltivato a lungo. Un sentimento complesso, quello che lo accompagna in questo momento: un misto di trepidazione e di profonda responsabilità, stemperato da una sana consapevolezza del peso che tale ruolo comporta.Pisacane non nega la presenza della paura, elemento imprescindibile per un approccio sereno e stimolante. È la paura di non essere all’altezza, di non riuscire a interpretare al meglio le aspettative che lo circondano, una paura che lo ha accompagnato anche durante la sua esperienza come allenatore della Primavera. Ma è una paura che, lungi dall’essere paralizzante, lo spinge verso un continuo miglioramento, un costante affinamento delle proprie capacità.La sua preparazione non si è limitata all’esperienza sul campo. La sua situazione clinica, in passato, lo ha spinto a investire con grande impegno nello studio e nell’aggiornamento tecnico-tattico, culminato con il conseguimento del corso Uefa Pro. “Ho sempre creduto nell’importanza della conoscenza teorica, come complemento indispensabile all’esperienza pratica,” afferma.La visione del gioco di Pisacane si discosta dalle consolidate interpretazioni modulari. “Il concetto di modulo, inteso come schema rigido e immutabile, appare ormai superato,” dichiara. La sua intenzione è quella di creare una squadra capace di adattarsi alle diverse situazioni di gioco, privilegiando la razionalità nell’occupazione degli spazi, la compattezza difensiva e, soprattutto, il coraggio e l’iniziativa in fase di possesso palla. “Voglio una squadra che sappia leggere la partita e trovare soluzioni creative, non che si limiti a eseguire passivamente un piano prestabilito.”L’entusiasmo per la passione e la dedizione dei tifosi sardi è palpabile. “La tifoseria cagliaritana è un patrimonio inestimabile, un fattore determinante per il successo,” sottolinea. Pur consapevole delle grandi aspettative, Pisacane rifiuta promesse facili. Il suo obiettivo primario è servire la maglia, contribuire alla crescita del club, e restituire ai tifosi quella fierezza e quell’orgoglio che meritano, sia tra le mura amiche che in trasferta.L’analisi dei singoli giocatori rivela un approccio pragmatico e attento. Gaetano, ad esempio, necessita di libertà interpretativa, di un ruolo che gli permetta di esprimere appieno il suo talento. Prati, invece, incarna il potenziale inespresso, un talento che il campo dovrà svelare. L’incontro con i vecchi compagni di squadra – Pavoletti, Deiola, Zappa, Rog e Marin – rappresenta un momento di transizione, un passaggio dai ruoli di giocatori a quelli di responsabili all’interno del progetto. Il rispetto e la stima reciproca, tuttavia, rimangono intatti, elementi fondamentali per costruire un gruppo coeso e performante.
Fabio Pisacane, allenatore del Cagliari: tra sogno, paura e coraggio.
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