La recente mobilitazione di un ampio fronte di amministratori locali, provenienti da Umbria, Toscana e Lazio, ha acceso i riflettori su una criticità infrastrutturale che affligge il cuore del centro Italia: la progressiva e problematica gestione delle linee ferroviarie lente e il conseguente impatto sulla mobilità pendolare. Un segnale forte, espresso direttamente sotto la sede di Ferrovie dello Stato, che sottolinea la crescente preoccupazione per una situazione che rischia di compromettere la vitalità economica e sociale di intere comunità.L’azione congiunta di sindaci dell’Orvietano, dell’Amerino, del Trasimeno, dell’area di Orte e Viterbo, e della Valdichiana senese, non è un episodio isolato, ma la punta di un iceberg che racchiude anni di promesse disattese e investimenti insufficienti. La linea lenta, originariamente concepita come alternativa temporanea in caso di necessità, sta progressivamente diventando la norma, con il timore palpabile che questa scelta possa cristallizzarsi in una soluzione strutturale, con gravi ripercussioni sulla frequenza e la qualità del servizio offerto.La protesta non si limita alla mera lamentela; essa è un appello urgente a difendere il diritto fondamentale alla mobilità, un diritto che, per i residenti di questi territori, è costantemente negato da ritardi cronici, cancellazioni improvvise, sostituzioni con autobus inadeguati e una carenza generalizzata di informazioni chiare e tempestive. Anna Ascani, vicepresidente della Camera e deputata del PD, ha espresso pieno sostegno all’iniziativa, denunciando l’inaccettabilità di isolare intere comunità, tagliandole fuori da opportunità lavorative e formative. Questa situazione, oltre a penalizzare direttamente i pendolari, aggrava un quadro già fragile, minando la capacità di questi territori di competere economicamente e socialmente.L’assenza di un incontro diretto con i rappresentanti dei sindaci, un gesto che molti interpretano come una mancanza di ascolto e di sensibilità verso le esigenze del territorio, ha acuito ulteriormente la frustrazione e l’indignazione. Tuttavia, l’apertura di un canale di dialogo con RFI e Fs rappresenta un primo, seppur parziale, successo. I sindaci intendono ora sollecitare un confronto costruttivo tra le Regioni Umbria, Toscana e Lazio, per definire una strategia condivisa e indirizzare gli investimenti sui nuovi convogli anche alle tratte sovraregionali.L’obiettivo finale è quello di sollecitare un intervento governativo, volto a garantire la funzionalità delle stazioni intermedie tra Roma e Firenze, a tutelare il diritto alla mobilità e a contrastare lo spopolamento di queste aree, rendendole più attraenti per residenti e imprese. La mobilitazione dei sindaci è un monito chiaro: la connettività ferroviaria non è un optional, ma un elemento cruciale per lo sviluppo sostenibile e l’inclusione sociale del centro Italia.
Ferrovie lente: Sindaci in mobilitazione per il diritto alla mobilità.
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