La scomparsa di Franco Manfriani lascia un vuoto incolmabile nel panorama culturale fiorentino e, in particolare, nel cuore del Maggio Musicale Fiorentino. Per tre decenni, Manfriani è stato il custode silenzioso ma imprescindibile della memoria e dell’identità del teatro, un archivio vivente che ha tessuto con cura e passione la trama della sua storia.Nato a Firenze nel 1950, il suo percorso professionale si è delineato come una sinfonia di interessi e competenze. Prima di abbracciare il ruolo di pilastro del Maggio, Manfriani si è dedicato allo studio del poeta Giacomo Noventa, testimoniando la sua profonda sensibilità letteraria, e ha collaborato con l’editore Marsilio, consolidando la sua esperienza nel mondo della comunicazione culturale. La sua voce si è fatta sentire anche attraverso la Radio Svizzera Italiana, dove ha incrociato le testimonianze di figure chiave del panorama letterario internazionale, affinando il suo acume e la sua capacità di ascolto.Il suo contributo al Maggio Musicale Fiorentino è stato ben più che una mera responsabilità editoriale. Manfriani ha rappresentato il ponte ideale tra l’istituzione e un ristretto e prestigioso circolo di musicologi, figure di riferimento nel XX e XXI secolo. Grazie alla sua mediazione, le loro voci autorevoli hanno arricchito le note di sala, conferendo profondità e significato a ogni spettacolo. Era un filtro, un curatore di eccellenze, un interprete fedele del valore intrinseco dell’arte che si rappresentava.Il profilo Facebook del Maggio lo definisce giustamente “l’enciclopedia del Maggio”, un appellativo che racchiude la sua inestimabile capacità di ricordare, di ricostruire, di illuminare. La sua memoria era un tesoro, le sue conoscenze un patrimonio condiviso. Era la risorsa imprescindibile a cui rivolgersi quando si cercava la chiave di un evento, la storia di un artista, il retroscena di un successo. La frase “Chiedi a Franco” è diventata un mantra, una formula magica per sciogliere ogni dubbio, per svelare ogni mistero.Dietro un’apparenza forse severa, Manfriani nascondeva una generosità d’animo e un affetto sincero per il suo lavoro e per i suoi colleghi. La sua penna, brillante e tagliente, sapeva raccontare con ironia e profondità, restituendo l’essenza delle storie che lo circondavano. La sua assenza lascia un vuoto che difficilmente potrà essere colmato, ma la sua eredità, la sua passione per la cultura e la sua memoria vivranno per sempre nel cuore del Maggio Musicale Fiorentino. Un vero e proprio monumento culturale.
Franco Manfriani: un vuoto incolmabile nel Maggio Musicale Fiorentino.
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