venerdì, 6 Giugno 2025
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Fuga nel carcere minorile di Bari: allarme sicurezza e gestione

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L’allarme scuote il carcere minorile di Bari: un detenuto diciassettenne, originario della Campania, è riuscito a eludere la sorveglianza e a fuggire, innescando un’immediata operazione di ricerca da parte dei Carabinieri. La vicenda, resa pubblica dal responsabile del sindacato di polizia penitenziaria Cosp, Mimmo Mastrulli, solleva pesanti interrogativi sulle condizioni di sicurezza e sulla gestione della struttura.Secondo le prime ricostruzioni, il ragazzo avrebbe sfruttato una preesistente vulnerabilità strutturale, un’apertura nel muro perimetrale della sua cella, per avviare la fuga. L’utilizzo di lenzuola, intrecciate con abilità, ha permesso di superare la cinta muraria, evidenziando una premeditazione che rivela una certa capacità di pianificazione da parte del detenuto.L’episodio non è isolato, ma si inserisce in un quadro allarmante di crescenti tentativi di evasione che hanno caratterizzato il carcere minorile barese negli ultimi mesi. La denuncia di Mastrulli non si limita alla singola fuga, ma punta il dito contro una gestione superficiale e insufficiente di queste situazioni di rischio, accusando i responsabili di aver sottovalutato le potenzialità di fuga dei detenuti.La gravità della situazione è amplificata dal rapporto numerico drammatico tra personale di sorveglianza e numero di detenuti: trenta ragazzi costantemente monitorati da soli tre agenti di polizia penitenziaria. L’uno di questi, impegnato in un turno di servizio particolarmente gravoso – iniziato nel pomeriggio precedente e terminato solo alle prime ore del mattino – solleva interrogativi sulla sostenibilità e sull’efficacia delle attuali disposizioni relative alla copertura dei turni.La fuga, pertanto, non è semplicemente un evento da perseguire attraverso la cattura del detenuto evaso, ma un campanello d’allarme che segnala la necessità urgente di una revisione radicale del sistema di gestione del carcere minorile. Si rende imprescindibile un intervento a più livelli, che comprenda un potenziamento del personale, una maggiore attenzione alla sicurezza strutturale e, soprattutto, un cambio di approccio che metta al centro la prevenzione e la riabilitazione dei giovani detenuti, piuttosto che la mera repressione. La vicenda di Bari è un monito: un carcere minorile sottodimensionato e mal gestito rischia di compromettere la sicurezza pubblica e di vanificare le opportunità di reinserimento sociale di questi ragazzi.

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