A diciassette anni, l’età dell’incertezza e delle promesse di un futuro ancora tutto da scrivere, si è trovata catapultata in una realtà soffocante, vincolata a un matrimonio imposto, un atto giuridico privo di consenso e calpestante la sua libertà. La giovane, nata in Tunisia e residente a Genova, si è trovata a convivere con un uomo, legato alla famiglia da un rapporto di parentela distante, ma capace di esercitare su di lei un controllo psicologico pervasivo. L’unione, presentata come un dovere, si è presto rivelata una prigione emotiva, un terreno fertile per comportamenti manipolatori e manifestazioni di gelosia patologica. La giovane ha subito un lento e insidioso logoramento, una progressiva erosione della sua dignità e del suo senso di autostima. Il matrimonio, anziché rappresentare un legame di affetto e sostegno reciproco, si è trasformato in una fonte costante di angoscia e paura.La decisione di fuggire è stata un atto di coraggio, un grido di ribellione contro un destino imposto. Trovare rifugio presso la sorella ha rappresentato un primo passo verso la ricostruzione di un’identità personale soffocata, un tentativo disperato di ritrovare la propria voce e la propria autonomia. Tuttavia, la liberazione fisica non ha significato la fine del tormento. L’uomo, incapace di accettare la rottura, ha intrapreso una campagna di molestie e minacce, una persecuzione incessante volta a riprendere il controllo sulla giovane. La paura è diventata una compagna costante, un’ombra incombente che ne ha offuscato ogni speranza.L’ennesima minaccia, l’ultima goccia in un vaso già colmo, ha spinto la giovane a chiedere aiuto, a infrangere il silenzio e a rivolgersi alle forze dell’ordine, sostenuta dalla sorella. La denuncia, un atto di coraggio e di resilienza, ha dato inizio a un percorso di protezione legale.La Procura, agendo con tempestività e avvalendosi degli strumenti previsti dal Codice Rosso, ha disposto misure urgenti: il divieto di avvicinamento, un baluardo contro ulteriori aggressioni, e il monitoraggio tramite braccialetto elettronico, una tecnologia innovativa volta a garantire la sicurezza della vittima e a dissuadere il persecutore. Questa vicenda, purtroppo non isolata, solleva interrogativi profondi sulla necessità di tutelare i diritti delle donne, di contrastare i matrimoni forzati e di prevenire le dinamiche di violenza domestica. È imperativo fornire supporto psicologico e legale alle vittime, promuovere una cultura del rispetto e dell’uguaglianza, e rafforzare gli strumenti di prevenzione e repressione a disposizione delle istituzioni. La storia di questa giovane rappresenta un monito, un invito a non restare indifferenti di fronte alla sofferenza e all’ingiustizia.