domenica, 25 Maggio 2025
MilanoCulturaFuksas: un'autobiografia tra arte, politica e memoria.

Fuksas: un’autobiografia tra arte, politica e memoria.

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Il seme di un’affermazione radicale, quella di Joseph Beuys – “siamo tutti artisti” – risuona nel percorso di Massimiliano Fuksas, architetto di fama internazionale, come un principio guida per una vita dedicata all’esplorazione e alla creazione. La sua autobiografia, “E’ stato un caso”, non è una cronistoria lineare, ma un caleidoscopio di esperienze, incontri e riflessioni, un viaggio attraverso un’epoca di fervore culturale e cambiamento sociale.Fuksas, con la sua straordinaria longevità e il suo sguardo acuto, ci offre uno spaccato di un’epoca che ha plasmato la sua visione del mondo: gli anni ’60, un periodo di sperimentazione, di ribellione e di un’incontenibile sete di conoscenza. Un’epoca in cui l’architettura non era solo costruzione di edifici, ma un atto di impegno politico e sociale, un tentativo di costruire un futuro migliore.La sua vita è costellata di incontri illuminanti, figure che hanno lasciato un’impronta indelebile nel suo percorso artistico e umano: Bernardo Bertolucci, Barbara Alberti, Pier Paolo Pasolini, Vittorio Gassman, Giorgio De Chirico, il Che Guevara. Questi non sono meri aneddoti, ma manifestazioni di una profonda connessione con la cultura e con gli ideali del suo tempo. L’incontro con lo studio Archigram a Londra, ad esempio, rappresenta un momento cruciale, un’immersione in un movimento architettonico radicale che ha ridefinito i confini della disciplina. L’offerta – “unisciti, tanto non ti paghiamo” – simboleggia la passione, la dedizione, la volontà di superare i confini del convenzionale.La sua infanzia, segnata dalle parole profetiche della madre – “già vedo l’ombra del fallimento alle tue spalle” – lo spinse a intraprendere un percorso architettonico, un tentativo di sfuggire al destino predetto, di costruire la propria identità. La figura di Bruno Zevi, mentore e guida, lo orientò verso una visione dell’architettura come strumento di cambiamento sociale.Fuksas non si limita a raccontare la sua vita, ma offre una riflessione amara sulla deriva politica e sociale contemporanea. La sua denuncia dell’ingiustizia, la sua visione di un “gioco del Monopoli” finito, sono espressione di una profonda preoccupazione per il futuro. Tuttavia, il suo ottimismo, la sua convinzione che “il peggio è passato” e che “riprenderemo a ragionare più liberamente”, testimoniano la sua fede nell’umanità e nella possibilità di un cambiamento positivo.La sua autobiografia è un monito contro la superficialità e l’illusione del successo immediato, un invito a coltivare la passione, a perseguire i propri sogni con determinazione e a non aver paura di bussare alle porte, anche quando non si è sicuri di essere accolti. Come sottolinea Vezzoli, la generazione attuale rischia di confondere la virtualità dell’incontro con l’esperienza autentica, perdendo di vista la necessità di un impegno diretto e personale. La vera creatività, il vero apprendimento, nascono dalla relazione umana, dalla condivisione di esperienze, dalla sfida del confronto. La storia di Fuksas è un esempio luminoso di come la passione, il coraggio e la generosità possano trasformare una vita in un’opera d’arte.

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