La dichiarazione del ministro degli Affari Esteri malese, Mohamad Hasan, risuona come un monito urgente, un grido di allarme sollevato di fronte alla tragica realtà che si consuma nella Striscia di Gaza. Lungi dall’essere una semplice condanna, il suo intervento, pronunciato in vista del vertice dell’ASEAN a Kuala Lumpur, evidenzia una profonda crisi di valori e un pericoloso deterioramento del diritto internazionale umanitario.L’episodio non può essere isolato; si presenta come l’ennesima manifestazione di un’eredità storica segnata da disuguaglianze strutturali e da una risposta internazionale spesso frammentata e moralmente ambigua nei confronti del popolo palestinese. L’indifferenza percepita e l’applicazione selettiva dei principi di giustizia e compassione, che emergono con chiarezza dalle immagini e dalle testimonianze provenienti da Gaza, minano la credibilità delle istituzioni globali e alimentano un senso di frustrazione e disperazione.La posizione assunta dal ministro malese, e con essa il blocco ASEAN, riflette una crescente consapevolezza che il silenzio non è un’opzione. Il ruolo di Kuala Lumpur, in qualità di presidente di turno dell’ASEAN, implica una responsabilità non solo regionale, ma anche globale, di promuovere il dialogo, la diplomazia e la ricerca di soluzioni pacifiche. L’ASEAN, con la sua eterogeneità culturale e politica, possiede un potenziale significativo per fungere da ponte tra diverse prospettive e per contribuire a un approccio più inclusivo e costruttivo.La Malesia, con la sua forte identità musulmana e la sua storica solidarietà con la causa palestinese, si pone come voce autorevole nel panorama internazionale. L’assenza di relazioni diplomatiche con Israele non è un mero atto formale, ma simboleggia un impegno a sostenere i diritti del popolo palestinese e a promuovere una soluzione giusta e duratura del conflitto. L’impegno finanziario, con oltre dieci milioni di dollari in aiuti umanitari destinati a Gaza, testimonia una volontà concreta di alleviare le sofferenze della popolazione civile, troppo spesso vittima di un conflitto che trascende i confini geopolitici.L’intervento di Mohamad Hasan sollecita una riflessione più ampia sulla responsabilità collettiva della comunità internazionale. Non si tratta solo di fornire assistenza umanitaria, ma di affrontare le cause profonde del conflitto, promuovendo il rispetto del diritto internazionale, l’autodeterminazione del popolo palestinese e la creazione di uno stato indipendente e sovrano, in grado di garantire la dignità e la sicurezza dei suoi cittadini. Il silenzio, l’inerzia e l’applicazione selettiva dei principi morali non sono più tollerabili; è tempo di agire con coraggio, determinazione e un rinnovato senso di responsabilità verso l’umanità.
Gaza: il Ministro malese lancia un appello urgente all’ASEAN
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