Il massiccio del Grand Combin, confine naturale tra Italia e Svizzera, ha recentemente ospitato una cruciale operazione scientifica: la conclusione delle perforazioni profonde sul ghiacciaio di Corbassière. Questa impresa si inserisce nell’ambito del progetto internazionale Ice Memory, un’iniziativa di portata globale volta a salvaguardare un tesoro inestimabile: l’archivio climatico e ambientale contenuto nei ghiacciai alpini, minacciati dall’accelerato riscaldamento globale.La fusione dei ghiacciai, fenomeno sempre più drammatico e visibile, non si limita a compromettere le risorse idriche e gli ecosistemi alpini, ma implica una perdita irreparabile di informazioni sul passato. Ogni carota di ghiaccio estratta costituisce una finestra temporale unica, un registro dettagliato delle condizioni atmosferiche, della composizione dell’atmosfera, della presenza di polveri vulcaniche, impollini, microplastiche e persino di composti organici rilasciati da flora e fauna di epoche passate. Questi dati, analizzati con sofisticate tecniche scientifiche, permettono di ricostruire variazioni climatiche, livelli di inquinamento, e di comprendere meglio le dinamiche ambientali che hanno modellato le Alpi nel corso dei millenni.La metafora della “biblioteca congelata” è particolarmente evocativa: i ghiacciai conservano la storia del nostro pianeta come le pagine di un antico manoscritto, un documento prezioso che rischia di andare perduto per sempre. La scomparsa di un ghiacciaio non è quindi solo una questione ambientale, ma una perdita culturale e scientifica di proporzioni inimmaginabili.La campagna di Corbassière, condotta con rigore scientifico dal team dell’Istituto di scienze polari del CNR e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha richiesto un notevole sforzo logistico e umano. Il campo base, allestito a un’altitudine di circa 4.100 metri, ha ospitato un’équipe di ricercatori che, grazie alla collaborazione della Fondazione Montagna Sicura, ha potuto operare in condizioni ambientali estreme. Le tre perforazioni realizzate – una a 52 metri, una a 99,5 metri e un’altra a 98,9 metri – hanno restituito carote di ghiaccio che saranno ora sottoposte ad analisi approfondite e messe a disposizione del progetto Ice Memory per la loro conservazione e fruizione futura. L’analisi di queste carote contribuirà a creare un archivio digitale accessibile a ricercatori di tutto il mondo, garantendo la trasmissione di questo patrimonio scientifico alle generazioni a venire e fornendo dati cruciali per comprendere meglio le sfide climatiche che ci attendono.
Ghiacciaio Corbassière: Salvataggio del manoscritto alpino
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