Un’analisi recente del consenso popolare nei confronti dei presidenti di Regione italiani, condotta da Swg e divulgata da ANSA, rivela un panorama complesso e articolato, che va ben oltre una semplice classifica di popolarità. I dati, che tracciano l’evoluzione del gradimento rispetto al 2024, mettono in luce dinamiche politiche e territoriali significative, delineando un quadro che riflette percezioni e aspettative dei cittadini nei confronti delle istituzioni regionali.Al vertice della graduatoria spiccano Luca Zaia (Veneto) con un impressionante 70% di consenso e Massimiliano Fedriga (Friuli-Venezia Giulia) con il 64%. Questi risultati, particolarmente robusti, suggeriscono un solido legame con l’elettorato, costruito probabilmente su una combinazione di efficienza amministrativa, politiche regionali ben definite e una comunicazione efficace. L’alto consenso ottenuto da Zaia, in particolare, consolida una leadership riconosciuta, anche al di là delle divisioni partitiche.La new entry Stefania Proietti (Umbria) si posiziona al terzo posto con il 53%, un risultato incoraggiante per una figura relativamente nuova nel panorama politico regionale. La sua performance sottolinea l’importanza di un approccio rinnovato e di una capacità di instaurare un rapporto di fiducia con i cittadini. Roberto Occhiuto (Calabria) e Vincenzo De Luca (Campania), rispettivamente al quarto e quinto posto, attestano un consenso moderato, sebbene quest’ultimo mostri un calo di 4 punti rispetto all’anno precedente, un segnale che potrebbe indicare un’erosione della fiducia o una crescente insoddisfazione per alcune politiche regionali.Un elemento interessante che emerge dall’analisi è la presenza di tre governatori, Zaia, De Luca e Fedriga, che hanno già completato due mandati. Questa circostanza, in virtù delle attuali normative, preclude loro la possibilità di ricandidarsi, creando un vuoto di leadership potenziale e sollecitando riflessioni sulla transizione e sulla continuità delle politiche regionali.Scendendo nella classifica, si osserva una maggiore variabilità nei valori di gradimento. Eugenio Giani (Toscana) registra un incremento del 6%, suggerendo una rinnovata fiducia nell’operato della sua amministrazione. Michele de Pascale (Emilia-Romagna), pur collocandosi al 45%, rappresenta una figura in evoluzione, mentre Alberto Cirio (Piemonte) affronta una fase di revisione, con un calo del 3% che potrebbe essere interpretato come un segnale di insoddisfazione.La coda della graduatoria evidenzia situazioni più critiche. Attilio Fontana (Lombardia) e Michele Emiliano (Puglia) si attestano su valori inferiori al 35%, indicando un quadro di profonda incertezza e una sfida per le prossime amministrazioni. La posizione di Renato Schifani (Sicilia), con un misero 25%, rappresenta un campanello d’allarme che richiede un’immediata riflessione e un cambiamento di rotta.L’analisi complessiva rivela una crescente polarizzazione nel giudizio dei cittadini nei confronti dei governatori regionali, con un divario significativo tra chi gode di un ampio consenso e chi, al contrario, fatica a mantenere la fiducia dell’elettorato. Questi dati, lungi dall’essere una semplice fotografia del momento, costituiscono un’importante bussola per orientare le scelte politiche future e per costruire un rapporto più solido e trasparente tra istituzioni e cittadini. La capacità di interpretare questi segnali e di rispondere in modo efficace alle aspettative del territorio rappresenterà la chiave per affrontare le sfide che attendono le regioni italiane.
Governi regionali: l’analisi del consenso popolare rivela un quadro complesso.
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