Quarant’anni. Un quarto di secolo e dieci anni. Un arco di tempo che dovrebbe bastare a lenire le ferite, a placare il dolore, a trasformare il ricordo in un monito. Eppure, la memoria dell’Heysel, come un’onda persistente, continua a infrangersi sulla costa di Francavilla al Mare, richiamando alla mente due figure giovanili, Nino Cerullo e Rocco Acerra, inghiottite dalla tragedia che ha segnato per sempre il calcio europeo.Rocco Acerra, ventotto anni, volto segnato dal lavoro di postino, sguardo illuminato dalla gioia di un matrimonio appena celebrato con Loredana, sorella della fidanzata di Nino. Un tifoso juventino, come tanti, animato dal sogno di assistere alla finale di Coppa dei Campioni. Nino Cerullo, a ventiquattro anni, con il futuro ancora tutto da scrivere, si era unito a lui in un viaggio carico di speranza, abbattendo le barriere del tifo per condividere un’esperienza che si preannunciava indimenticabile. Due mondi, quello bianconero e quello nerazzurro, che si intrecciano in un gesto di amicizia e di fratellanza, suggellato da una fine inattesa e brutale.La tragedia dell’Heysel, più che un semplice evento calcistico, rappresentò un crollo delle certezze, una frattura profonda nel tessuto sociale europeo. La violenza, l’odio, l’intolleranza si materializzarono in un inferno di panico e di morte, trasformando uno stadio, luogo di aggregazione e di passione, in una tomba. I cinquantasette dispersi, tra cui Nino e Rocco, non furono solo vittime di un disastro, ma simboli di una ferita aperta che continua a sanguinare.Il gesto di Francavilla al Mare, l’intitolazione dello stadio comunale ai loro nomi, non è un semplice atto commemorativo, ma un impegno solenne verso la memoria, un faro che illumina il cammino delle nuove generazioni. Un luogo fisico, tangibile, per custodire il ricordo, per raccontare la storia, per tramandare un messaggio di pace e di rispetto.La giornata commemorativa, con il quadrangolare di calcio giovanile, celebra la vitalità dello sport, la sua capacità di unire, di educare, di trasmettere valori positivi. La cerimonia ufficiale, con la scoperta della targa e l’inaugurazione della bacheca commemorativa, offre l’opportunità di ripercorrere gli eventi, di ascoltare le testimonianze, di comprendere la portata della tragedia. L’incontro tra le Vecchie Glorie delle squadre cittadine rievoca i momenti di gioia e di passione che lo sport sa regalare. La cena conviviale, il “terzo tempo”, simboleggia la forza della comunità, la sua capacità di superare le difficoltà, di ritrovare l’armonia.”Quaranta anni dopo,” ha sottolineato la Sindaca Luisa Russo, “la nostra comunità si ritrova unita per ricordare due giovani vite spezzate troppo presto. Questo atto di giustizia della memoria è un impegno verso il futuro, un invito a non dimenticare mai le lezioni che l’Heysel ci ha lasciato.” Un monito costante, affinché l’odio e la violenza non possano mai più oscurare la luce dello sport e la speranza di un futuro migliore. Un futuro dove lo stadio, luogo di festa e di passione, sia sempre sinonimo di inclusione, di rispetto e di umanità.
Heysel, 40 anni: Nino e Rocco, un monito di pace e memoria.
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