La demografia italiana sta affrontando una sfida senza precedenti. Entro i prossimi dieci anni, la popolazione in età lavorativa calerà di circa 2,9 milioni di unità (-7,8%), riducendo così il potenziale contributo al PIL e aumentando le spese per la previdenza, la sanità e l’assistenza. Questo fenomeno colpirà tutte le regioni del paese, anche se con intensità diverse.Il Mezzogiorno potrebbe essere meno colpito rispetto al Centro-Nord, grazie ai tassi di disoccupazione e inattività già significativamente elevati nelle sue regioni. Questa circostanza potrebbe consentire alle aziende di colmare le lacune occupazionali previste, soprattutto nei settori agroalimentare e turistico-ricettivo.Tuttavia, anche nel Mezzogiorno, molte imprese, in particolare quelle di piccola dimensione, saranno costrette a ridurre gli organici per l’impossibilità di procedere ad assunzioni. Le medie e grandi imprese potrebbero risultare meno colpite, grazie alla possibilità di offrire salari superiori alla media, orari flessibili, benefit e pacchetti significativi di welfare aziendale.Il settore bancario potrebbe essere tra i pochi a beneficiare di alcuni effetti positivi, ma il mercato immobiliare, i trasporti, la moda e il settore ricettivo potrebbero subire un calo del volume d’affari. Le regioni più colpite saranno quelle del Sud, con una contrazione della popolazione in età lavorativa di circa 1,5 milioni di unità (-12,7%).A livello provinciale, il maggior calo si verificherà nella provincia di Nuoro (-17,9%), seguita da quella di Caltanissetta (-17,6%) e Enna (-17,5%). In valore assoluto, la provincia che subirà la perdita più importante è Napoli (-236.677 persone).