Il Salone del Libro di Torino, un evento che negli ultimi anni è diventato sempre più complesso e multiforme. La sua storia è intrisa di una sfida continua tra la necessità di mantenere la sua identità pubblica e la realtà della gestione finanziaria che lo accompagna.Negli ultimi due anni, il Salone del Libro ha subito un cambiamento significativo nella sua governance. L’ Associazione Torino, la Città del libro, ha assunto maggiori responsabilità nel governo dell’evento, rafforzando l’impegno di sostenibilità economica e finanziaria.Silvio Viale, presidente dell’Associazione, spiega in modo chiaro la posizione della sua organizzazione: “abbiamo noi il rischio d’impresa”. Ciò significa che la gestione degli aspetti commerciali del Salone è stata delegata all’Associazione Torino, per garantire una maggiore flessibilità e capacità di decisione rapida.Nonostante ciò, il Salone del Libro rimane un evento pubblico, con una missione chiara: promuovere la lettura e la cultura. L’Associazione lavora strettamente con le istituzioni regionali ed esterne per raggiungere questi obiettivi. La collaborazione è particolarmente stretta con la Regione, il Comune di Torino e il Ministero della Cultura.La partecipazione di queste istituzioni porta a finanziamenti significativi: tra i 10 e gli 11 milioni di euro per l’Associazione, oltre ai contributi dalla Regione (1,3 milioni) e dal Comune di Torino (750.000). Il Ministero della Cultura ha inoltre stanziato 250.000 euro, cifra che potrebbe aumentare secondo le dichiarazioni del ministro Alessandro Giuli.In sintesi, il Salone del Libro di Torino è un evento complesso, gestito congiuntamente da istituzioni pubbliche e private. La sua capacità di bilanciare interessi commerciali ed istituzionali contribuisce alla crescita della lettura e promuove la cultura in modo significativo nella società contemporanea.
Il Salone del Libro di Torino, tra identità pubblica e gestione finanziaria: sfide e cambiamenti.
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