La proliferazione, sui social media, di immagini che ritraggono una vittima in affetto con il suo aguzzino solleva questioni etiche profonde e non può essere giustificata come mera informazione. Chiara Tramontano, sorella di Giulia, lo denuncia con forza su Instagram, alla vigilia del cruciale processo d’appello contro Alessandro Impagnatiello, l’uomo condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio pluriaggravato della sua compagna incinta, Giulia. La pubblicazione ripetuta di tali immagini, sostiene la sorella, costituisce una forma di violenza aggiuntiva, una profanazione della memoria di Giulia e una negazione della sua dignità umana. Non si tratta di documentare un evento tragico, ma di perpetrare un’umiliazione postuma, un’esposizione indecorosa che minimizza la brutalità del crimine e ne banalizza le implicazioni. Chi sceglie di diffondere queste immagini, in realtà, non comunica la verità, ma la distorce, contribuendo a una spettacolarizzazione morbosa del dolore.La questione si estende oltre il semplice rispetto per la vittima. Essa riguarda la responsabilità collettiva di fronte alla sofferenza altrui, la necessità di salvaguardare la dignità umana anche quando la persona non può più difendersi. L’ossessione per la narrazione sensazionalistica, l’impulso a trasformare la tragedia in merce di consumo, rischia di erodere i principi fondamentali del giornalismo, confinandolo in un ruolo di complice dell’ingiustizia.Il processo d’appello, in programma per domani alle 9:30, vede Impagnatiello difeso dall’avvocata Giulia Geradini, che intende contestare l’applicazione delle aggravanti di premeditazione e crudeltà e richiedere l’ammissione di attenuanti generiche. La sostituta procuratrice Maria Pia Gualtieri, invece, si appresta a sostenere la conferma della condanna all’ergastolo, un verdetto che riflette la gravità dei fatti e la necessità di assicurare alla giustizia un crimine efferato.La famiglia di Giulia – la madre Loredana Femiano, il padre Franco, la sorella Chiara e il fratello Mario – ha sempre partecipato attivamente a ogni fase del processo, testimoniando la loro ferma volontà di perseguire la verità e di non lasciare che la memoria di Giulia venga offuscata. La loro presenza costante rappresenta un atto di coraggio e un monito per tutti coloro che, a vario titolo, hanno voce in capitolo in questa vicenda, invitando a una riflessione profonda sulla delicatezza dei temi trattati e sulla responsabilità che grava su chi si trova a relazionare su una tragedia di tale portata.
Immagini di Giulia: la sorella denuncia la spettacolarizzazione del dolore.
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