L’invecchiamento progressivo della popolazione italiana e il conseguente declino demografico stanno generando una complessa dicotomia per le finanze pubbliche, sollevando interrogativi cruciali sulla sostenibilità del sistema previdenziale e sanitario. Come evidenziato dalla Presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, Lilia Cavallari, in una recente audizione alla Commissione di inchiesta sulla transizione demografica, l’aumento inevitabile della spesa pensionistica e sanitaria, legato all’incremento della popolazione anziana e alla diminuzione di quella attiva, si scontra con la riduzione della forza lavoro e un rallentamento della crescita potenziale del Paese.Il fenomeno demografico in atto non si configura semplicemente come un problema di numeri, ma come un vero e proprio terremoto strutturale che incide su pilastri fondamentali dell’economia nazionale. La diminuzione della popolazione in età lavorativa comporta una riduzione della base imponibile, ovvero la quantità di redditi su cui gravano le tasse e i contributi. Questo, a sua volta, mette sotto pressione la capacità dello Stato di finanziare i servizi pubblici essenziali, inclusi i sistemi pensionistico e sanitario, che richiedono risorse crescenti per garantire prestazioni adeguate a una popolazione sempre più anziana.L’aumento della spesa pensionistica è un fattore particolarmente rilevante. L’allungamento della vita media, pur essendo un indicatore di progresso sociale, comporta un aumento del numero di pensionati e della durata delle pensioni, con un impatto significativo sul bilancio pubblico. Parallelamente, l’invecchiamento della popolazione porta con sé un aumento delle patologie croniche e degenerative, che richiedono cure complesse e costose, mettendo a dura prova il sistema sanitario nazionale.La riduzione della forza lavoro, un effetto diretto del calo demografico, aggrava ulteriormente la situazione. Meno lavoratori significano meno produttività, meno innovazione e, in definitiva, una minore crescita economica. Questo circolo vizioso rischia di compromettere la capacità del Paese di affrontare le sfide future e di garantire un tenore di vita dignitoso per tutti.Tuttavia, la Presidente dell’UPB ha espresso cauta fiducia nella capacità delle finanze pubbliche di resistere a questa pressione. Questo ottimismo si fonda su una serie di fattori, tra cui la progressiva riforma del sistema pensionistico, le misure volte a incentivare l’occupazione femminile e giovanile, e le politiche di stimolo alla crescita economica. Il futuro economico e sociale dell’Italia dipende dalla capacità di gestire efficacemente questa transizione demografica. Richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga riforme strutturali, investimenti in capitale umano e innovazione, e politiche di welfare mirate a sostenere le famiglie e le persone più vulnerabili. Non si tratta solo di “tenere i conti in ordine”, ma di costruire un futuro sostenibile e prospero per le prossime generazioni, mitigando gli effetti negativi del declino demografico e trasformando le sfide in opportunità di crescita e sviluppo. La resilienza delle finanze pubbliche non è un dato scontato, ma il risultato di scelte politiche coraggiose e lungimiranti.