Il conflitto in Yemen continua a sfaldarsi, con nuove incursioni dei caccia israeliani che hanno colpito obiettivi strategici nel nord del Paese. Secondo le fonti degli Houthi, le forze aeree israeliane hanno condotto più di un’azione aerea sull’aeroporto internazionale di Sanaa, una delle infrastrutture più importanti per l’aviazione civile e militare del Paese.In precedenza, il ministero della Difesa israeliano aveva emesso un’avvertenza per l’imminente attacco aereo sull’aeroporto di Sanaa, invitando gli abitanti delle aree circostanti a lasciare la zona. La mossa appariva destinata ad evitare vittime civili e a garantire il successo dell’operazione militare.Non si tratta però solo dell’aeroporto internazionale di Sanaa. I caccia israeliani hanno colpito anche la centrale elettrica di Dhahban, uno dei principali centri di generazione di energia elettrica del Paese, e la fabbrica di cemento Amran. Queste aree rappresentano invece degli obiettivi chiave per l’economia yemenita, metà della quale dipende dalla produzione industriale.La reazione degli Houthi è stata immediata: il loro canale televisivo, al Masirah, ha diffuso una serie di messaggi in cui si accusa Israele di violare la sovranità del Yemen e le leggi internazionali. I ribelli sostengono che gli attacchi siano parte di un progetto più ampio volto a destabilizzare l’intero Paese, colpendone sia l’economia sia i servizi essenziali.Il quadro politico in Yemen è complesso e delicato, con un conflitto tra governo legittimo e ribelli che dura già da molti anni. La recente escalation militare ha messo in discussione il fragile equilibrio raggiunto nel nord del Paese, dove le forze di Hadi sono state costrette alla ritirata.Le mosse dei caccia israeliani rappresentano un nuovo elemento nella dinamica bellica yemenita. La loro presenza sull’aeroporto internazionale di Sanaa e i colpi diretti alle infrastrutture strategiche sembrano destinati a pesare sulla condizione economica del Paese e ad alimentare ulteriormente le tensioni politiche.Quel che è certo è che, nel cuore della crisi yemenita, l’intervento militare israeliano non può più essere considerato un fattore secondario.