L’impugnazione della legge sul terzo mandato da parte del Governo rappresenta un gesto istituzionale estremamente incisivo che sfida in maniera palese le prerogative dell’autonomia trentina. La posizione ufficiale del presidente Fugatti, espresso ai microfoni dei giornalisti, è cristallina: l’atto non potrebbe essere interpretato altrimenti se non come un atto di forza politica, che sottende una visione della cosa pubblica fortemente centralizzata e contraria alle specificità delle autonomie speciali.Il Governo in questione dimentica o trascura il precedente fondamentale stabilito dalla Corte costituzionale nella sentenza relativa alla Campania: quest’ultima ha, de facto, assegnato al legislatore locale il potere di trattare le questioni in materia di mandati legislativi senza alcuna interferenza centrale. In altre parole, se siamo in presenza di un quadro normativo già chiarito dalla massima autorità giurisdizionale del Paese, non c’è margine per dubbi sul fatto che le autonomie speciali siano pienamente autonome nel trattare questo tipo di questioni.La rilevanza politica dell’accaduto è innegabile: l’esistenza di leggi regionali in materia può apparire strumentale a una visione fortemente centralizzata della cosa pubblica e, quindi, l’impugnazione da parte del Governo potrebbe essere interpretata come un tentativo di ridurre le prerogative delle autonomie speciali al fine di espandere il controllo centrale.Eppure, se si analizza attentamente il quadro normativo vigente e le sentenze della Corte costituzionale che lo hanno precisato, non c’è alcun dubbio sull’autonomia delle regioni speciali nella materia dei mandati legislativi.