Il Teatro alla Scala riafferma con decisione il proprio codice di abbigliamento, non come imposizione rigida, bensì come espressione di rispetto verso la storia, la maestosità del luogo e il patto di reciproca attenzione che lega palco e platea. Non si tratta di un ritorno a rigide uniformità – l’era delle imposizioni formali, come l’obbligo di cravatta o abiti da sera, è ormai superata – ma di una ripresa di un galateo teatrale essenziale, volto a garantire un’atmosfera di decoro e un’esperienza condivisa di alta qualità.Le indicazioni, chiare e accessibili all’ingresso e in biglietteria, mirano a escludere abiti manifestamente inadeguati: canotte, pantaloncini corti, infradito. Si tratta di un limite minimo, interpretato con flessibilità per evitare generalizzazioni ingiuste. Ad esempio, la proibizione delle canotte non preclude l’eleganza di una blusa leggera o di un abito senza maniche, e la clausola sulle infradito non intende penalizzare le spettatrici che, nel rispetto della tradizione, scelgono kimono e calzature tradizionali.L’attenzione alla forma è, tuttavia, sintomatica di un problema più ampio: la necessità di ridefinire i comportamenti appropriati all’interno del teatro. La Direzione sottolinea l’importanza di un abbigliamento “consono al decoro del Teatro, nel rispetto del Teatro stesso e degli altri spettatori”. Questo principio non si limita all’aspetto esteriore; si estende a tutto ciò che può disturbare la fruizione dello spettacolo.L’esperienza del predecessore, Dominique Meyer, che ricordava con ironia di essere stato richiamato per il suo abbigliamento da giovane frequentatore dell’Opéra di Parigi, testimonia un approccio evoluto. L’importante, per lui, era l’affluenza, a prescindere dal look. Tuttavia, il problema attuale non riguarda primariamente i giovani, spesso più attenti al proprio aspetto, quanto piuttosto alcuni visitatori stranieri, la cui interpretazione dell’abbigliamento da turista può risultare inappropriata per un contesto così prestigioso.La questione del codice di abbigliamento si inserisce in un quadro più ampio di regole di comportamento che il Teatro sta affrontando con un articolo dedicato, in pubblicazione sulla rivista del teatro, sia in versione cartacea che online. Tale articolo affronterà temi cruciali come il divieto di introdurre cibo e bevande dall’esterno, un’usanza consolidata per preservare l’integrità delle strutture e l’esperienza degli altri spettatori.Ancora più pressante è la questione del comportamento durante lo spettacolo. L’avvento degli smartphone ha generato un’onda di richieste, spesso disattese, di astensione da riprese video e fotografiche. La Scala è stata costretta ad adottare misure più restrittive, invitando esplicitamente a non appoggiare i dispositivi mobili alle balaustre, dopo un incidente che ha visto uno spettatore colpito da un apparecchio caduto dai palchi, con conseguenti minacce di denuncia. In definitiva, la riaffermazione del codice di abbigliamento non è un atto autoritario, ma un invito a condividere un’esperienza culturale unica, immersi in un’atmosfera di rispetto e cortesia.
La Scala: Ritorno al Galateo, Un Teatro di Rispetto
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