Il fenomeno del lavoro domestico nell’Unione Europea è un aspetto complesso e multifaccettato, che coinvolge milioni di lavoratori e imprese nel settore. Secondo le stime contenute nel Rapporto 2025 Family (Net) Work, commissionato da Assindatcolf in collaborazione con Effe, si stima che tra i 12,8 ed i 18 milioni di lavoratori impiegati nel settore domestico e dell’assistenza alla persona nell’UE, circa la metà (tra i 6 ed i 9 milioni) non ha contratto di lavoro. Questo dato evidenzia la diffusione del cosiddetto “lavoro nero” o “sommerso” nel settore domestico.Le statistiche presentate dal rapporto mostrano che il problema è particolarmente accentuato in alcune nazioni europee. Ad esempio, in Italia la quota di lavoro sommerso sfiora il 60%, mentre in Germania, Grecia, Slovenia e Repubblica Ceca le percentuali sono ancora più elevate: 90%, 76%, 72% e 67% rispettivamente.Queste cifre sollevano importanti questioni in merito alla tutela dei diritti dei lavoratori nel settore domestico. La mancanza di un contratto di lavoro o la non registrazione degli stessi può comportare una serie di svantaggi per i dipendenti, tra cui l’assenza di garantie legali sulla retribuzione e il tempo di lavoro, l’impossibilità di accedere a prestazioni sociali come l’assistenza sanitaria e pensionistica.