La questione dei limiti di mandato per i presidenti delle province autonome, emersa con particolare acrilenza nel contesto trentino, trascende la mera contingenza politica e investe principi fondamentali di governance e responsabilità democratica. Affermare la necessità di un tetto al numero di legislature non costituisce un atto arbitrario o un’ingerenza nel volere popolare, né tanto meno un’offesa al mandato elettorale. Piuttosto, si configura come un elemento cruciale per promuovere un sistema più dinamico, inclusivo e capace di rinnovarsi.L’ostinazione a perpetuare la stessa figura alla guida di un’istituzione per periodi prolungati rischia di innescare dinamiche di potere consolidate, potenzialmente a scapito della competizione di idee e dell’irruzione di nuove prospettive. Un ricambio generazionale, stimolato da un limite temporale, favorisce l’emergere di leadership diverse, capaci di interpretare in modo più ampio e sensibile le esigenze di una società in continua evoluzione. La discussione, lungi dall’essere una questione di convenienza politica o di rivalità personali, solleva interrogativi più ampi sulla natura stessa del potere e sulla sua gestione responsabile. Si tratta di interrogativi che hanno storicamente trovato riscontro in diverse forme di controllo e bilanciamento, finalizzate a prevenire derive autoritarie e a garantire la tutela dei diritti dei cittadini. L’intervento della Corte Costituzionale, auspicabilmente, sarà in grado di chiarire l’assetto normativo e di fornire un quadro interpretativo univoco, tenendo conto delle specificità del contesto autonomistico e dei principi costituzionali di sovranità popolare e pluralismo politico. Le espressioni di lealtà e trasparenza, auspicabilmente, non si traducano in silenzi complici, ma in una sincera riflessione sulla necessità di un dibattito aperto e costruttivo, che coinvolga tutte le forze politiche e sociali, al fine di individuare soluzioni condivise e sostenibili. La resilienza di un sistema democratico si misura anche nella sua capacità di confrontarsi con le sfide che emergono, non evitando temi scomodi, ma affrontandoli con coraggio e determinazione. Un patto, come sottolineato, va rispettato, non per timore o convenienza, ma come espressione di un impegno etico e civico verso la salvaguardia dell’interesse generale. Il futuro dell’autonomia trentina, e più in generale delle autonomie locali, dipende dalla capacità di abbracciare un modello di governance improntato a responsabilità, trasparenza e rinnovamento continuo.
Limiti di mandato: un nodo cruciale per l’autonomia trentina.
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