L’incremento degli eventi di vicinanza tra uomo e lupo, come recentemente evidenziato dall’episodio ad Agnone, in Molise, non fa che esacerbare tensioni preesistenti e riaccendere il dibattito sulla coesistenza tra specie. Questa crescente compresenza territoriale, spesso legata a fattori antropici complessi, richiede un approccio scientificamente fondato e politicamente equilibrato. In risposta a questa necessità, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), in sinergia con il progetto Life Wild Wolf, ha elaborato un documento tecnico cruciale, destinato a supportare Regioni e Province autonome, in collaborazione con i ministeri competenti, nei processi decisionali relativi alla gestione della popolazione lupina.Il protocollo delineato dall’Ispra non si limita a rispondere a situazioni di conflitto emergenze, ma pone l’accento sulla prevenzione. L’obiettivo primario è minimizzare le interazioni negative tra lupi e persone, scoraggiando l’insediamento di individui o branchi in aree densamente popolate. Questa strategia si articola in una serie di misure concrete: rendere le aree antropizzate meno attrattive per la fauna selvatica in generale, attraverso una gestione oculata dei rifiuti, l’adozione di tecniche di custodia avanzate per gli animali domestici e, più in generale, modificando le pratiche agricole e zootecniche che possono involontariamente incentivare la presenza di lupi.Il quadro normativo di riferimento è imprescindibile: la legislazione comunitaria impone agli Stati membri l’obbligo di garantire lo stato di conservazione delle specie protette, inclusa il lupo, e di assicurare che qualsiasi intervento, come la rimozione di esemplari, sia compatibile con tale obiettivo. In questo contesto, l’Ispra ha proposto l’istituzione di una soglia annuale massima per le rimozioni di lupi, un approccio prudenziale volto a bilanciare la tutela della specie con le esigenze delle comunità locali. La determinazione di questa soglia richiede una valutazione approfondita delle dinamiche demografiche della popolazione lupina, della sua capacità di recupero e delle pressioni antropiche esercitate sul suo habitat.La situazione specifica del Molise, con un’area di presenza stimata di 4.376 km², che rappresenta il 3% dell’areale nazionale del lupo, assume particolare rilevanza. La soglia di sostenibilità per il prelievo di esemplari, definita in vista del 2025, è stata fissata a un numero massimo di 3-4 individui all’anno. Questa cifra non è arbitraria, ma il risultato di un’analisi complessa che tiene conto della vulnerabilità della popolazione lupina molisana, della sua interconnessione con le popolazioni adiacenti e della necessità di preservare la sua diversità genetica. Un approccio basato su dati scientifici rigorosi e una gestione adattiva, che integri il monitoraggio costante delle popolazioni, la valutazione dell’efficacia delle misure di prevenzione e la collaborazione attiva con le comunità locali, rappresenta la chiave per una convivenza pacifica e sostenibile. Il futuro della conservazione del lupo in Italia dipende dalla capacità di superare le contrapposizioni ideologiche e di abbracciare un modello di gestione basato sulla scienza, la trasparenza e il dialogo.
Lupi e Uomini: Ispra propone linee guida per la coesistenza.
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