Dodici anni di presidenza, un capitolo significativo nella storia dello sport italiano, giungono al termine. Giovanni Malagò, presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) fino a domani, testimonia con un’immagine evocativa – “lo vivo come il primo giorno, con spirito di servizio” – la sua dedizione e la percezione intima di un ruolo che, pur giungendo alla conclusione, continua ad essere vissuto con la stessa passione e impegno profuso all’inizio.L’esperienza di Malagò a Palazzo H, nel giorno che precede il passaggio di consegne, racchiude in sé un’eco di riflessioni e bilanci. Dodici anni non sono pochi, rappresentano un arco temporale che ha visto l’evoluzione dello sport italiano, con le sue sfide, i suoi successi e le sue ombre. Un periodo costellato di eventi globali che hanno profondamente inciso sul mondo dello sport, dalla crisi economica del 2008 alle pandemie, fino alle nuove dinamiche digitali che ne hanno ridefinito la fruizione e la governance.La presidenza di Malagò si è distinta per un approccio pragmatico e orientato alla modernizzazione. Ha affrontato la complessa gestione di rapporti con le federazioni sportive, con il governo e con il mondo olimpico internazionale, spesso navigando in acque agitate, tra controversie e cambiamenti normativi. Ha promosso l’inclusione, cercando di abbattere le barriere e di favorire la partecipazione di tutte le categorie sociali, con particolare attenzione ai giovani e allo sport paralimpico.Un aspetto cruciale del suo mandato è stato l’impegno per la trasparenza e la governance, cercando di implementare sistemi di controllo e di accountability per contrastare fenomeni di corruzione e di malaffare che hanno spesso afflitto il panorama sportivo nazionale. La ricerca di una maggiore professionalizzazione della gestione delle risorse e l’attenzione alla sostenibilità economica sono stati elementi chiave della sua visione.La sua presidenza ha coinciso con periodi di grandi successi sportivi, come le medaglie olimpiche, ma anche con momenti difficili, come scandali e infortuni. La capacità di leadership di Malagò si è misurata nella gestione di queste situazioni, cercando di tutelare l’immagine dello sport italiano e di sostenere gli atleti nel loro percorso.Il “spirito di servizio” evocato nelle sue parole non è solo un’espressione retorica, ma riflette una profonda convinzione nel valore dello sport come strumento di crescita personale e sociale. Un’eredità che il suo successore dovrà raccogliere, proseguendo il cammino verso un futuro più solido e prospero per lo sport italiano, con l’auspicio di consolidare i progressi compiuti e di affrontare le nuove sfide che inevitabilmente si presenteranno. Il passaggio di consegne segna non una fine, ma l’inizio di un nuovo capitolo.