Il giudice Luigi Iannelli ha emesso una sentenza storica contro il medico di guardia, imponendogli un rigoroso regime carcerario della durata di dieci anni per i gravi abusi sessuali commessi su nove giovani pazienti. Il procedimento si è svolto con rito abbreviato in considerazione dell’entità delle accuse formulate dalla Procura, che hanno riguardato violenza sessuale aggravata e falso. La sentenza del gup ha confermato la colpevolezza del professionista di 42 anni in tutte le contestazioni avanzate dalle indagini, accogliendo senza alcuna riserva la richiesta di pena presentata dalla pm Alessia Menegazzo.La vicenda si è svolta all’interno della cornice istituzionale di un luogo pubblico come l’ospedale, dove il medico avrebbe dovuto garantire assistenza sanitaria ai pazienti. Invece ha cercato di esercitare su di loro una violenza emotiva e fisica che non solo è priva di ogni legittimità ma anche di qualunque giustificazione morale.La sentenza del gup rappresenta un importante punto di svolta in questa storia, poiché mette fine alla latitanza accusatoria e condanna il responsabile alle conseguenze più severe della legge. I dieci anni di reclusione imposti dal giudice rappresentano una sanzione esemplare che non solo penalizza il comportamento del medico ma anche trasmette un messaggio forte di condanna a tutta la comunità.La vicenda ha sollevato numerose perplessità in merito al funzionamento dell’istituzione ospedaliera, mettendo in luce lacune nella gestione della sicurezza dei pazienti e delle conseguenti azioni di controllo interne. In particolare, sono emersi dubbi riguardo alla trasparenza del procedimento disciplinare internamente avviato contro il medico colpevole.Nonostante le iniziali resistenze e i tentativi di minimizzare la portata dell’accaduto, l’impianto accusatorio della pm ha dimostrato di essere saldissimo e fondato su indagini approfondite che hanno permesso di ricostruire con precisione gli eventi.Il quadro generale del processo è stato caratterizzato da un dibattito serrato tra le fazioni delle parti coinvolte, con il gup di Milano Luigi Iannelli che ha ricordato ai contendenti l’obiettività dell’istanza giudiziaria.La sentenza non lascia dubbi sull’esistenza di un sistema di protezione dei minori e degli adulti incapaci che è stato messo a dura prova dal comportamento del medico colpevole. La storia rappresenta un chiaro ammonimento per tutti coloro che occupano ruoli di fiducia nella società, in particolare nei servizi pubblici essenziali come l’assistenza sanitaria.La condanna del professionista si inserisce in una serie di pronunce giudiziarie recenti volte a far rispettare la norma penale e il diritto alla tutela della dignità umana.