La rotta del Mediterraneo centrale, un corridoio di sventure per migliaia di persone disperate alla ricerca di una nuova vita. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) in Libia ha rilasciato il suo ultimo aggiornamento sulle dinamiche dei flussi migratori e i risultati sono altrettanto allarmanti quanto tragici. Dalle date dell’inizio dell’anno al 26 aprile, la stima delle vittime è di ben 127 persone morte e altre 180 che risultano disperse in mare.Ma la cifra più sorprendente emersa nel rapporto è il numero di migranti intercettati in mare e riportati in Libia. L’OIM comunica di averne contato 7.227, un numero esorbitante se consideriamo le dimensioni della regione. Tra questi, la maggior parte sono uomini (6.165), ma anche donne (701) e minori (256) che hanno affrontato il viaggio pericoloso attraverso l’acqua, spesso con conseguenze fatali.Tra gli intercettati, si segnala un gruppo di 105 persone del cui sesso non sono disponibili i dati. Questa incertezza potrebbe far supporre che questi individui siano stati soggetti a violazioni dei diritti umani o addirittura torturati, fenomeni assai diffusi nella regione.La situazione descritta dai dati dell’OIM descrive una tragedia in corso, con migliaia di persone che fuggono da guerre civili, povertà e persecuzioni, solo per trovare il loro destino segnato. Nonostante la cifra di 127 morti sia indicativa del tragico quadro della situazione, ciò che emerge è l’impotenza degli enti responsabili a fermare i flussi migratori.