Il Tribunale del Riesame di Bari ha concesso a Tommaso Minervini, sindaco di Molfetta, la revoca degli arresti domiciliari, sancendo una svolta significativa nella complessa vicenda giudiziaria che lo coinvolge. Tuttavia, la libertà del primo cittadino è accompagnata da una sospensione dall’esercizio di qualsiasi funzione pubblica per un anno, precludendogli de facto la possibilità di ricoprire nuovamente la carica di sindaco. Parallelamente, anche la dirigente comunale Lidia De Leonardis ha ottenuto la revoca degli arresti domiciliari, sebbene con una interdizione dai pubblici uffici di sei mesi.L’inchiesta, condotta dalla Procura della Repubblica di Trani, aveva portato all’arresto di Minervini e De Leonardis, insieme ad altre persone, con l’ipotesi di reati gravissimi quali corruzione, rivelazione di segreti d’ufficio, turbativa d’asta, frode, truffa e falsità ideologica. Le accuse, formulate a seguito di un’indagine incentrata su presunte irregolarità nell’affidamento di appalti comunali, avevano portato alla collocazione degli indagati agli arresti domiciliari. Il gip Marina Chiddo aveva precedentemente disposto la misura cautelare anche per De Leonardis, dirigente comunale con una lunga carriera.La decisione del Tribunale del Riesame evidenzia un’attenuazione della gravità indiziaria, pur non assolvendo gli indagati. Gli avvocati di De Leonardis, Michele Laforgia e Alessandro Dello Russo, hanno costantemente sostenuto l’innocenza della loro assistita, negando qualsiasi tentativo di manipolazione delle gare pubbliche o di ostacolo all’inchiesta. Un elemento particolarmente delicato emerso nel corso delle indagini riguarda la rimozione di microspie installate dagli inquirenti nell’ufficio di De Leonardis, un atto che, a suo dire, è stato erroneamente interpretato come un tentativo di depistaggio e che, secondo i difensori, ha generato accuse infondate di peculato e falsità materiale.I legali di De Leonardis hanno espresso soddisfazione per la revoca degli arresti domiciliari, sottolineando la necessità di valutare attentamente le motivazioni alla base del provvedimento e di attendere lo sviluppo delle successive fasi processuali, con la speranza che l’impianto accusatorio residuo non possa resistere ad un esame approfondito. Hanno inoltre sottolineato il rispetto che ha contraddistinto la gestione di questa delicata vicenda, estendendo tale riconoscimento ai magistrati coinvolti.In un gesto simbolico e a margine della vicenda giudiziaria, il sindaco Minervini ha annunciato l’intenzione di donare al Papa “La bisaccia del cercatore”, un libro dedicato al vescovo Don Tonino Bello, figura di riferimento per la città di Molfetta e portatore di valori di impegno sociale e spiritualità. Al Papa sarà offerta anche una bisaccia e una sciarpa realizzate da artigiani locali, un omaggio alla tradizione e alla creatività del territorio. La donazione rappresenta un tentativo di riaffermare i valori di impegno civile e religioso che hanno caratterizzato l’azione di Don Bello e che, si auspica, possano contribuire a superare le ombre gettate dalla vicenda giudiziaria.
Molfetta, Minervini libero: sospensione e donazione al Papa
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