L’organizzazione dei Mondiali del 2026, un evento che segnerà una svolta epocale nella storia del calcio con l’allargamento a 48 squadre e la condivisione tra tre nazioni, si presenta come una sfida complessa e potenzialmente destabilizzante per la FIFA. Lungi dall’essere un mero esercizio di gestione logistica, l’impresa si configura come un banco di prova per la governance calcistica mondiale, esaminando i limiti di un sistema abituato a operazioni più contenute e geograficamente concentrate.L’associazione Stati Uniti, Canada e Messico, pur vantando infrastrutture avanzate e un mercato potenziale enorme, introduce dinamiche inedite. La disparità tra i sistemi calcistici dei tre paesi – gli USA in rapida ascesa, il Canada con ambizioni crescenti e il Messico, tradizionalmente più avanzato in Nord America – richiede un’attenta orchestrazione per garantire equità e coerenza nell’offerta calcistica. La necessità di coordinare regolamenti, standard di sicurezza, politiche di accessibilità e programmi di sviluppo del calcio giovanile si rivela un intricato mosaico di interessi e priorità.L’espansione del torneo, dal classico formato a 32 squadre, genera una proliferazione di partite che mette a dura prova la capacità di gestione dei calendari e il benessere degli atleti. La FIFA si trova ad affrontare la pressione di bilanciare l’esigenza di massimizzare i ricavi – un fattore innegabile nel successo finanziario di un Mondiale – con il rispetto per la salute e la sostenibilità delle carriere dei calciatori. L’aumento delle partite richiede un ripensamento completo della programmazione, considerando anche le specifiche esigenze dei campionati nazionali e delle competizioni continentali.Un ulteriore nodo cruciale risiede nella gestione delle infrastrutture. Pur possedendo stadi all’avanguardia, le tre nazioni ospitanti devono affrontare la sfida di garantire la disponibilità e la preparazione adeguata dei siti gara, tenendo conto delle diverse esigenze logistiche e culturali. La distribuzione delle partite tra i tre paesi, inoltre, deve trovare un equilibrio che tenga conto delle capacità infrastrutturali e dell’interesse del pubblico, evitando squilibri che potrebbero penalizzare alcune nazioni rispetto ad altre.La sicurezza rappresenta un elemento critico, soprattutto in un contesto globale caratterizzato da crescenti preoccupazioni per la sicurezza pubblica. La FIFA deve collaborare strettamente con le autorità locali per implementare protocolli di sicurezza avanzati, garantendo la protezione di tifosi, atleti e personale coinvolto nell’evento. La gestione della sicurezza deve tenere conto delle specificità culturali e sociali di ciascun paese ospitante, prevenendo potenziali tensioni e garantendo un ambiente sicuro e accogliente per tutti.Infine, l’impatto socio-economico dell’evento richiede un approccio responsabile e inclusivo. La FIFA deve impegnarsi a massimizzare i benefici per le comunità locali, promuovendo lo sviluppo del calcio a livello di base, creando opportunità di lavoro e sostenendo progetti di responsabilità sociale. L’eredità del Mondiale del 2026 deve trascendere i confini del campo da gioco, contribuendo a rafforzare il tessuto sociale ed economico delle nazioni ospitanti. In sintesi, l’edizione del 2026 non è solo un torneo calcistico, ma un vero e proprio esperimento di governance e sviluppo che definirà il futuro del calcio mondiale.