Il Ravenna Festival 2025 si è concluso con un’eco di commozione e ammirazione, consacrando Riccardo Muti, direttore d’orchestra di ineguagliabile carisma, e la sua Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. Il Pala De André, gremito di un pubblico internazionale, ha testimoniato un’ennesima, quasi consueta, celebrazione del Maestro, un interprete di rara intensità che, nonostante l’età imminente (84 anni), irradia una vitalità artistica palpabile. La serata ha rappresentato un epilogo particolarmente sentito, non solo per la sua collocazione finale all’interno del festival, ma anche per una scelta inaspettata del Maestro: l’assenza del consueto bis e della solita parola di incoraggiamento ai giovani musicisti, un gesto che ha lasciato un velo di malinconia nell’aria, pur non intaccando il successo della performance. L’affetto che lega Muti ai membri dell’Orchestra Cherubini, un legame che si manifesta attraverso sguardi e gesti di paterna cura, è stato evidente. La risposta dei musicisti, tradotta in esecuzioni appassionate e impeccabili, ha generato un’onda di gioia contagiosa, un’autentica comunione artistica che ha coinvolto l’intero pubblico.Un tocco di inatteso rinnovamento ha caratterizzato la serata con la presenza sul palco di strumentisti “storici”, figure di riferimento per l’Orchestra Cherubini, che, superati i canoni di età o di permanenza, hanno ricevuto la preziosa opportunità di tornare a condividere il palcoscenico. Valentina Benfenati, spalla di indiscussa esperienza, recentemente approdata al Teatro alla Scala e in altre prestigiose compagini, e Federica Giani, concertino dei primi violini, hanno incarnato l’importanza di un patrimonio musicale che va preservato e valorizzato, al di là delle convenzioni.Il programma scelto da Muti ha delineato un percorso attraverso alcune delle pagine più amate del repertorio sinfonico ottocentesco. L’ouverture dei *Vespri Siciliani* di Verdi, un breve assaggio di un’opera monumentale, ha introdotto un viaggio attraverso le sonorità di Felix Mendelssohn, con la sua Sinfonia n. 4, un’ode alla bellezza e alla gioia, per concludere con la Quinta Sinfonia di Beethoven, un’opera iconica che incarna la lotta dell’uomo contro il destino, con il suo celebre motivo iniziale. L’applauso fragoroso del pubblico ha confermato un trionfo meritato, testimonianza dell’eccezionalità di un’esperienza musicale che trascende il semplice concerto, divenendo un momento di profonda emozione e condivisione culturale. Un saluto, forse, ma anche un’eredità artistica destinata a durare nel tempo.
Muti e l’Orchestra Cherubini: un addio commovente al Ravenna Festival
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